Chiesa cattolica egiziana: "Positive" le dimissioni del gen. Tantawi
La decisione del presidente Mohammed Morsi segna la fine del doppio potere esercito-istituzioni civili. Il cambio dei vertici del Consiglio Supremo delle Forze Armate segue la tragedia del valico di Rafah (Sinai) costata la vita a sette soldati. Restano alti i timori di un'islamizzazione della società da parte dei Fratelli musulmani.

Il Cairo (AsiaNews) - "Le dimissioni del gen. Hussein Tantawi chieste dal presidente sono positive e hanno posto fine al doppio potere fra militari e istituzioni civili, non adatto al buon governo del Paese". È quanto afferma ad AsiaNews p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, in merito al recente cambio ai vertici dell'establishment militare ordinato da Mohammed Morsi. La mossa del capo di Stato islamista ha suscitato molte critiche, ma secondo il sacerdote non è contro la legge. "Come accade in tutte le democrazie - spiega - il presidente può rinnovare i vertici una volta salito al potere". "Ciò che preoccupa - continua - - è l'eccessivo potere dei Fratelli musulmani e il rischio di un'islamizzazione della società egiziana".

La richiesta di dimissioni del capo del Consiglio Supremo delle Forze Armate (Scaf), è stata comunicata lo scorso 11 agosto. Insieme al gen. Tantawi, nominato poche settimane fa ministro della difesa, si dovrà dimettere anche  Sami Annan altra figura chiave dello Scaf legata al vecchio regime di Hosni Mubarak.  Ieri, Morsi ha annunciato anche la cancellazione del documento costituzionale firmato il 17 giugno, che dà all'esercito il potere legislativo fino alla presentazione della nuova costituzione. Morsi ha affermato che la scelta è "stata fatta per il bene del Paese". I nuovi generali nominati appartengono  all'attuale establishment militare. Nessuno di loro è legato ai Fratelli musulmani, anche se essi sono tutti religiosi osservanti. Tuttavia vi sono ancora molti dubbi sul futuro ruolo del gen. Tantawi, che non ha ancora dichiarato se accetterà o meno la decisione del presidente. Intanto, la presidenza ha già indicato un sostituto. Egli è il gen. Abdel-Fattah al-Sisi, che servirà anche come ministro della Difesa.

"Molti partiti - continua p. Greiche - pur condividendo la necessità di un cambio ai vertici, sostengono che Morsi ha agito in modo unilaterale senza consultare le altre forze politiche, aumentando la diffidenza verso gli islamisti". "Tutti gli egiziani che credono in uno Stato laico hanno paura dei Fratelli musulmani - sottolinea - ma senza l'eccessiva ingerenza dei militari la politica sarà più trasparente e si saprà  chi prende le decisioni, siano esse giuste o errate. In caso di decisioni impopolari, i Fratelli musulmani saranno l'unico bersaglio di manifestazioni e proteste".

Il cambio ai vertici del potere militare avviene dopo l'attacco degli estremisti islamici contro un posto di blocco sul valico di Rafah (North Sinai) al confine con la Striscia di Gaza e Israele, costato la vita a 16 soldati. Il fatto ha scioccato l'Egitto e ha scatenato molte critiche nei confronti dei militari, accusati di gravi negligenze nel mantenere sicurezza nel Paese, soprattutto nella penisola del Sinai. Per dare un segnale a Israele e alla popolazione, entrambi scettici sull'efficienza delle forze armate, l'esercito ha dato il via a una serie di raid aerei per stanare e catturare  i gruppi terroristi attivi nella zona.

Dopo il crollo di Mubarak, la zona si è trasformata in una terra senza legge dominata dai beduini e gruppi terroristi. La maggior parte dei soldati uccisi nell'attacco non aveva esperienza. Essi sono stati sopresi dai terroristi mentre erano impegnati a celebrare l'iftar (cena per la fine del digiuno), invece di sorvegliare l'avamposto. Nei giorni scorsi , il presidente ha chiesto le dimissioni di Muraf Muwafi, capo dei servizi segreti, Abdel Wahab Wabruk, governatore del North Sinai, e Hamdi Badeen capo della polizia della regione.