Proteste e scioperi per il lancio dell’educazione "patriottica"
Ieri le sei scuole scelte per “testare” la nuova materia hanno risposto con il boicottaggio. Fra queste, in prima fila ci sono gli istituti cattolici. Continua l’occupazione di Admiralty da parte degli studenti: “Fino a che il governo non ci ascolterà, rimarremo qui. E altri si uniranno a noi”.

Hong Kong (AsiaNews) - Uno sciopero continuo ha caratterizzato il primo giorno dell'introduzione delle classi di "educazione nazionale" nelle scuole di Hong Kong. I sei istituti primari e secondari scelti per fare da apripista al nuovo progetto - che secondo il cardinal Zen non è altro che un tentativo di lavaggio del cervello dei giovani del Territorio - hanno manifestato contro la materia e chiesto al governo di ritirarla. Boicottaggi nelle classi e alto livello di assenze.

Nel frattempo, l'occupazione delle strade davanti agli uffici dell'esecutivo continua: ieri, nel quinto giorno della protesta, circa 8mila persone hanno sfilato ad Admiralty per chiedere l'annullamento della nuova materia.

Le proteste di questi giorni nascono dalla riforma scolastica voluta dal governo centrale cinese nel 2002 e varata nel 2004. Essa prevede che in ogni scuola - dalle elementari in poi - siano approntate delle non meglio definite "classi di educazione nazionale", argomento che dovrebbe essere trattata come una materia a parte.

Da quello che finora è stato detto, tale studio dovrebbe far apprezzare le grandi conquiste scientifiche ed economiche della Cina popolare ma tacere, per esempio, sul massacro di Tiananmen. Un sondaggio condotto su larga scala rivela invece che la maggioranza degli alunni chiederebbe al governo di introdurre proprio il massacro di Tiananmen tra gli argomenti trattati.

Fra le scuole in prima fila contro la riforma ci sono quelle della diocesi cattolica di Hong Kong e quelle rette dalle confessioni protestanti. Alla Baptist Lui Ming Choi, istituto primario, gli alunni e i genitori hanno inscenato una protesta contro la riforma. E diverse famiglie ora pensano di mandare i figli lontano dalle scuole del Territorio per evitare questo lavaggio del cervello.

Peggy Chan Yuen-yee, assistente di volo, racconta: "Non sapevo che la scuola di mio figlio fosse una di quelle scelte per iniziare a provare la riforma. Sto pensando di mandarlo a studiare in Inghilterra: non voglio che cresca imparando dai comunisti cosa si deve fare per amare la propria patria. Vediamo come evolve la situazione". Per ora, infatti, soltanto alcune scuole introdurranno la materia: essa sarà obbligatoria per tutti fra tre anni.

Tuttavia, Hong Kong non sembra volerne sapere. E monta la rabbia contro il governo locale, troppo silenzioso davanti alle imposizioni di Pechino. I giovani manifestanti di Admiralty sono disposti a rimanere in sit-in davanti agli uffici governativi fino a che non avranno una risposta dal governo. Joshua Wong, 15 anni, ha fondato il gruppo primario di protesta: "Rimarremo qui seduti. E molti altri si uniranno a noi".