Attiviste arrestate in pagoda: preparavano manifestazioni contro una cava sino-birmana
Il fermo di 12 donne avvenuto al termine della preghiera al Buddha. Tra loro vi è anche Thet Thet Win, leader della protesta contro la miniera di rame. Timori di possibili dimostrazioni di massa; autorità in allerta per la crescente tensione. La scorsa settimana centinaia di abitanti hanno vanificato un blitz della polizia.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Potrebbe scatenare nuove manifestazioni di massa l'arresto di 12 donne, avvenuto ieri nel nord-ovest del Myanmar ad opera delle forze di sicurezza birmane. Il fermo è avvenuto all'interno di una pagoda, durante la cerimonia di preghiera; la polizia ha bloccato il gruppo, a pochi minuti dall'inizio di una protesta pacifica contro i vertici della Monya Copper Mine, una miniera sino-birmana situata nella cittadina di Sarlingyi, divisione di Sagaing. Da settimane l'area è teatro di tensione fra la popolazione locale e le autorità per conflitti legati all'inquinamento ambientale, al sequestro forzato di terreni, ai risarcimenti e ai piani di risistemazione degli sfollati.

Il 24 agosto scorso oltre mille abitanti di 12 villaggi hanno promosso una marcia pubblica, per protestare contro i risarcimenti irrisori stipulati dalle autorità in cambio delle loro terre. Il denaro versato servirebbe a ripianare le perdite e lo spostamento dalle zone di origine, reso necessario per consentire l'ampliamento della cava di rame. La miniera è di proprietà della Myanmar Wanabo Mining Copper - parte del gigante statale cinese North China Industries Corp. (Norinco) - e opera in partnership col ministero birmano delle Miniere e un'industria vicina alla leadership militare.

Secondo la testimonianza di una donna, raccolta da Radio Free Asia (Rfa), dopo "aver reso omaggio a Buddha, una trentina di agenti della sicurezza ci hanno seguito" e, dopo aver bloccato gli ingressi dell'edificio, le hanno arrestate. Tra di esse vi è anche Thet Thet Win (nella foto), del villaggio di Wethme, leader del movimento contro la cava.

La scorsa settimana la polizia ha tentato un blitz all'interno della miniera, alla ricerca di attivisti per i diritti delle terre e persone che hanno promosso e organizzato le manifestazioni delle ultime settimane. Tuttavia, l'intervento di centinaia di abitanti dei villaggi, armati con coltelli e bastoni, ha vanificato l'operazione.

Fonti locali raccontano che l'area è teatro di proteste dal dicembre 2011 quando nel pieno della notte i contadini hanno visto funzionari e responsabili della Myanmar Wanab gettare scarti della lavorazione nei campi e distruggere i raccolti. Alle lamentele avanzate dagli agricoltori, tre operai cinesi su un'altura hanno risposto gesticolando in tono aggressivo e scagliando una masso che, per poco, non investiva il capannello di persone sottostanti.

La vicenda della miniera di Monywa non è il primo esempio di progetto cinese-birmano che solleva polemiche per l'impatto ambientale e le violazioni di diritti dei cittadini. Lo scorso anno il governo di Naypyidaw ha meravigliato il mondo, con l'annuncio dello stop ai lavori di costruzione della diga di Myitsone - nello Stato settentrionale Kachin - dato dal presidente Thein Sein in persona (cfr. AsiaNews 30/09/2011 Il presidente birmano interrompe la costruzione della diga di Myitsone). Oggi attivisti e organizzazioni ambientaliste chiedono il blocco di altri progetti analoghi, in un Paese ricco di materie prime ma a rischio di sfruttamento selvaggio.