Papa: Sì alla primavera araba; no al fondamentalismo e alle armi
di Amina Makhlouf
In viaggio verso Beirut, Benedetto XVI risponde ad alcune domande poste dai giornalisti al seguito. Il pontefice si sente "felice" e "sicuro" in questo viaggio e non ha mai pensato di rinunciarvi. In Siria soffrono ed emigrano i cristiani, ma anche i musulmani.

Beirut (AsiaNews) - La primavera araba è "una cosa positiva", purché sia aperta alla "tolleranza verso l'altro"; il fondamentalismo "è una falsificazione della religione" e il compito della Chiesa e di tutte le religioni è purificarsi da tale tentazione; per portare la pace in Siria è importante fermare l'importazione di armi nel Paese. Sono alcune delle risposte che Benedetto XVI ha dato ai giornalisti sul viaggio papale che lo conduceva a Beirut stamane.

Il viaggio del pontefice in Libano, per la firma dell'Esortazione apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", è all'indomani di una nuova ondata di manifestazioni e violenze nel mondo islamico a causa della diffusione di un film blasfemo su Maometto. In più, la regione siriana, vicina al Paese dei cedri, è scossa dalla guerra civile, mentre cresce la tensione fra Iran e Israele, con la minaccia di un possibile attacco aereo alle centrali nucleari di Teheran. Nonostante ciò, Benedetto XVI ha affermato che "nessuno mi ha mai consigliato di rinunciare a questo viaggio e da parte mia non ho mai pensato a questa ipotesi". "Se la situazione diventa più complicata  - ha aggiunto - diviene ancora più necessario dare questo segno di fraternità, di incoraggiamento, di solidarietà. Dunque questo è il senso del mio viaggio: invitare al dialogo, invitare alla pace, contro la violenza, camminare insieme per trovare la soluzione dei problemi". Il papa ha anche detto che egli si sente "felice" e "sicuro" per le "tante persone che mi accompagnano con la preghiera".

A un giornalista che gli parlava della crescita del fondamentalismo e dei timori per la vita dei cristiani, il pontefice ha risposto che "il fondamentalismo è sempre una falsificazione della religione, è contro l'essenza della religione . ... E dunque il compito della Chiesa e delle religioni è: purificarsi. ... Il nostro compito è di illuminare, purificare le coscienze. Ogni uomo  è un'immagine di Dio e noi dobbiamo rispettare nell'altro non solo la sua alterità, ma ... l'essenza comune, l'essere un'immagine di Dio".

Un'altra domanda ha messo in luce l'ambiguità delle tante "primavere arabe" che nate con un desiderio di democrazia, stanno mettendo al potere diversi governi integralisti e rischiano di soffocare le minoranze, fra cui quella cristiana.  Benedetto XVI, parlando forse per la prima volta di questo fenomeno, ha detto: " Di per sé la primavera araba è una cosa positiva: è il desiderio di più democrazia, più libertà, più cooperazione, della rinnovata identità araba. E questo grido della libertà che viene da una gioventù più formata culturalmente, professionalmente, che desidera più partecipazione nella vita politica e nella vita sociale, è un progresso, una cosa molto positiva e salutata proprio anche da noi cristiani. Naturalmente dalla storia delle rivoluzioni sappiamo che il grido della libertà, così importante e positivo, è sempre in pericolo di dimenticare un aspetto e una dimensione fondamentale della libertà, cioè la tolleranza dell'altro e il fatto che la libertà umana è sempre una libertà condivisa, che solo nella condivisione, nella solidarietà, nel vivere insieme con determinate regole può crescere". "È  importante - ha aggiunto - vedere l'elemento positivo di questi movimenti e fare il nostro [dovere] perché la libertà sia concepita nel modo giusto e risponda al maggior dialogo e non alla dominazione di uno contro l'altro".

UN'altra domanda ha toccato la situazione della Siria e l'esodo dei cristiani da quel Paese e dal tutto il Medio oriente. Il papa ha subito precisato che "non solo i cristiani fuggono, ma anche i musulmani", anche se "il pericolo che i cristiani si allontanino e perdano la loro presenza in queste terre è grande". Per questo "dobbiamo fare noi il possibile per aiutarli a rimanere".  "Cosa possiamo fare contro la guerra? Dobbiamo sempre difendere il messaggio della pace, che la violenza non risolve mai un problema".

Benedetto XVI ha anche suggerito ai cristiani di lanciare giornate di preghiera per il Medio oriente, mostrando che vi sono possibilità di dialogo e soluzione nel rapporto fra cristiani e musulmani. E ha aggiunto: "Direi anche che deve finalmente cessare l'importazione di armi, perché senza l'importazione della armi la guerra non potrebbe continuare: Invece dell'importazione delle armi, che è un  peccato grave, si dovrebbero importare idee di pace, creatività, trovare soluzioni da accettare ognuno nella sua alterità. Dobbiamo quindi nel mondo rendere visibili  il rispetto delle religioni, gli uni degli altri, rispetto dell'uomo come creatura di Dio, l'amore del prossimo come fondamentale per tutte le religioni".

Benedetto XVI ha poi ribadito l'importanza della preghiera e di "gesti visibili di solidarietà" verso i cristiani del Medio Oriente. Tali gesti servono ad "allarmare [risvegliare] l'opinione pubblica" e divenire "fattori reali" per il cambiamento delle situazioni.