Yangon, centinaia di birmani marciano per la pace nello Stato Kachin
I manifestanti hanno lanciato slogan e canti, fra cui “Fine della guerra civile”. Il conflitto nel nord un nodo scoperto che l’esecutivo non riesce a risolvere e scarica le responsabilità sui due fronti. A Washington incontro fra due Nobel per la pace: Obama e Aung San Suu Kyi. Il governo Usa rimuove le sanzioni “individuali” contro Thein Sein e il presidente del Parlamento.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - In concomitanza con la Giornata internazionale della Pace, che si celebra oggi in tutto il mondo, per le strade di Yangon centinaia di cittadini hanno marciato invocando la fine del conflitto fra l'esercito birmano e truppe ribelli Kachin, nell'omonimo Stato a nord del Myanmar. Intanto il governo statunitense ha rimosso le sanzioni economiche e commerciali "individuali" nei confronti del presidente birmano Thein Sein e del presidente del Parlameno Thura Shwe Mann. Una decisione che avvicina ancora di più Naypyidaw e Washington, mentre Aung San Suu Kyi ha incontrato il capo di Stato Usa Barack Obama in uno storico "faccia a faccia" fra i due Nobel per la pace.

In una manifestazione colorata, allegra e soprattutto pacifica, almeno 200 persone - fra cui artisti Kachin e membri della società civile - hanno sfilato per le vie di Yangon lanciando slogan fra cui "Fine della guerra civile" nello Stato settentrionale Kachin. Il governo riformista del presidente Thein Sein nell'ultimo anno ha raggiunto almeno una decina di cessate il fuoco con altri gruppi etnici. Tuttavia resta aperto il fronte settentrionale, nella regione a maggioranza cristiana al confine con la Cina, dove da mesi si susseguono violenze fra militari e milizie ribelli.

All'evento di Yangon si sono uniti anche gruppi di attivisti diretti in precedenza verso la capitale; le forze di sicurezza li hanno bloccati e rispediti al mittente. Nonostante gli appelli della società civile e le promesse dell'esecutivo, la questione Kachin resta un nodo scoperto che rischia di incrinare il cammino del presidente riformista Thein Sein e della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi. Secondo il portavoce del capo di Stato, inoltre, il governo centrale ha scarsa influenza sull'esercito impegnato nel nord. "Il ritiro delle truppe - affermano fonti dell'esecutivo - è un qualcosa che devono raggiungere i vertici dei due eserciti in modo autonomo".

Intanto la leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld), impegnata in uno storico viaggio negli Stati Uniti, ha incontrato il presidente Usa Barack Obama e ricevuto dal congresso la più alta onorificenza civile per la sua battaglia a favore della democrazia. A sorpresa, alla cerimonia di premiazione al Parlamento statunitense erano presenti anche Aung Min e Than Swe, neo ambasciatore birmano a Washington. In particolare, è significativa la presenza di Aung Min, ministro chiave nell'esecutivo di Thein Sein (atteso nei prossimi giorni a New York, per l'Assemblea generale Onu), che ha ricevuto - e mostrato di apprezzare - un encomio particolare da Hillary Clinton e dalla "Signora" birmana per il suo sforzo teso alla riconciliazione in Myanmar.

Dal canto suo, Aung San Suu Kyi ha incassato il sostegno politico del governo Usa e del presidente Obama per il suo lavoro a favore della pace, della riconciliazione e delle riforme sociali ed economiche. Condannando l'uso della violenza come elemento di risoluzione dei conflitti, la leader della Nld ha bollato quanti fomentano gli scontri come elementi che "minano le fondamenta dei diritti umani". A margine del suo intervento la donna ha lanciato un appello per la liberazione delle Pussy Riot, trio di cantanti punk russe condannate a due anni di galera per "teppismo a sfondo religioso".