Le Pussy Riot diventano icone: sotto inchiesta una mostra d’arte "blasfema"
di Nina Achmatova
Aperta a settembre tra numerose polemiche e proteste, l’esposizione contiene opere in cui le ragazze del collettivo femminista vengono accostate a icone. Secondo le autorità il rischio è “incitare l’odio religioso”.

Mosca (AsiaNews) - Il Comitato investigativo russo ha avviato un'indagine sulla mostra d'arte aperta a settembre a Mosca e dedicata alle Pussy Riot. Il sospetto è che le opere esposte, in cui le tre ragazze della band punk femminista vengono accostate a delle icone, possa incitare l'odio religioso. 

Intitolata "Spiritual Combat", la mostra vuole rievocare  la vicenda del collettivo femminista e della sua battaglia contro istituzioni religiose e corruzione statale. Le tre ragazze sono state condannate a due anni di detenzione ad agosto per aver inscenato una preghiera anti-Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore.

A ospitare le contestate opere dell'artista Evgenia Maltseva è la galleria Ghelman nel complesso d'arte contemporanea Winzavod, subito preso di mira da alcuni gruppi di fanatici ortodossi che hanno cercato di impedire l'inaugurazione della mostra, il 20 settembre, cercando disordini e tafferugli. L'iniziativa era già stata criticata fortemente dal Patriarcato di Mosca. Il capo del Dipartimento per i rapporti tra Chiesa e società, Vsevolod Chaplin, aveva avvertito che la mostra poteva insultare le immagini sacre, venerate dai cristiani e in un comunicato la Chiesa russo-ortodossa aveva parlato di "un cinico attacco alla cultura russa" che non ha nulla a che fare con l'arte. 

Secondo gli organizzatori, invece, si tratta di lavori d'arte moderna con cui si vuole "liberare l'icona dalle sue catene storiche, come il dogmatismo, l'oscurantismo e l'ignoranza".