Patriarca e Nunzio in visita nel villaggio delle violenze druse anti-cristiane

Domenica tutti i leader delle chiese cristiane si recheranno a Maghar, dove 2 giorni di attacchi drusi hanno fatto fuggire 2 mila cristiani, tra l'indifferenza della polizia israeliana. Le violenze contro i cattolici melchiti definite "un pogrom" da autorità d'Israele. I cristiani non hanno risposto agli assalti.


Maghar (AsiaNews) - Domenica prossima il patriarca latino di Gerusalemme mons. Michel Sabbah e il delegato apostolico in Terra Santa mons. Pietro Sambi si recheranno nel villaggio di Maghar, in Galilea, teatro nei giorni scorsi di violenze contro i cristiani da parte degli abitanti drusi. Alle 10.30 il patriarca e il nunzio celebreranno la liturgia festiva nella chiesa di san Giorgio, colpita nei giorni di violenza, in segno di solidarietà con i cristiani di Maghar, 2 mila dei quali hanno lasciato le loro case dopo i violenti attacchi ai quali però la minoranza cristiana ha evitato di rispondere con nuove provocazioni. All'evento parteciperanno anche tutti i rappresenti più autorevoli delle chiese cristiane di Terra Santa. Sono stati invitati anche ambasciatori stranieri.

Maghar, villaggio di 18 mila abitanti situato nel nord della Galilea, a 15 km dal mare di Tiberiade e 40 km da Nazareth, venerdì e sabato scorso è stata sconvolto da violenze scatenate dai drusi locali. Maghar è una cittadina a presenza mista: il 50% degli abitanti sono drusi (un denominazione considerata eretica dall'islam), il 35% musulmani, il 15% cristiani, in larga parte cattolici melchiti .

La miccia delle violenze è stata la voce – rivelatasi poi falsa – della pubblicazione su internet di immagini provocanti di ragazze druse del paese da parte di un ragazzo cristiano. Tanto è bastato perché per 2 giorni interi i drusi mettessero a ferro e fuoco il quartiere cristiano della cittadina, sotto gli occhi indifferenti della polizia israeliana. I cristiani non hanno reagito alle violenze. 

In una lettera di protesta inviata al presidente israeliano Katzaav il patriarca Sabbah ha denunciato la mancata protezione dei cristiani da parte degli agenti israeliani. Parlando al quotidiano Haaretz mons. Sabbah ha denunciato che "mentre un intero battaglione dell'esercito sta a custodia di un piccolo insediamento [israeliano, ndr] a Hebron, un quartiere di Maghar è stato semi-distrutto senza nessuna reazione della polizia" israeliana. Solo l'intervento della chiesa cattolica, attraverso la persona del delegato apostolico mons. Sambi, ha permesso che le forze di polizia riprendessero il controllo a Maghar.

Ecco quanto racconta ad AsiaNews padre Maher Abud, parroco cattolico della chiesa di san Giorgio di Maghar: "I drusi ci hanno attaccato 4 volte, le prime 2 sotto gli occhi della polizia israeliana che non è intervenuta, anzi si è ritirata dal villaggio. Ho chiamato il nunzio per raccontargli la situazione. Mons. Sambi ha chiesto l'intervento delle autorità". Solo domenica – 3 giorni dopo l'inizio dei disordini - sono stati inviati 300 agenti sul posto. Ricordando i drammatici giorni di venerdì e sabato scorso, p. Maher afferma che i cristiani di Maghar sono "costernati" del mancato intervento della polizia israeliana.

Le conseguenze delle violenze, afferma p. Maher, sono "7 feriti, di cui 2 da arma da fuoco; 70 negozi e abitazioni cristiane saccheggiati e bruciati. La chiesa di san Giorgio, presa a sassate, ha danni sulla facciata e ha tutte le vetrate rotte. Su 4 mila cristiani che abitano a Maghar, 2 mila hanno lasciato le loro case fuggendo nei paesi vicini; 150 automobili sono state date alle fiamme". Una volta intervenuto, il capo del distaccamento di polizia ha definito gli assalti drusi "un pogrom".

Nei giorni seguenti la polizia ha poi arrestato 26 drusi, 18 dei quali sono ancora in carcere in attesa di giudizio. Tra essi vi sono anche 4 poliziotti drusi.

Padre Maher sottolinea che i cattolici di Maghar "vivono sulla loro pelle la legge del più forte: non è la prima volta che siamo presi di mira dai drusi". "Io non accuso tutti i drusi – afferma il sacerdote. Tra di loro ci sono persone di buona volontà, però non riescono a dominare i violenti".

In questo attacco - altri ve ne erano stati nel 1990 - per la prima volta i drusi hanno "incendiato le case e i negozi dei cristiani". Secondo quanto affermano testimoni oculari, i pompieri locali, più volte avvertiti, non sono intervenuti a spegnere le fiamme.

I cristiani di Maghar temono per se stessi e i propri figli: "I nostri studenti" racconta p. Maher "non vogliono più tornare nelle scuole del villaggio perché hanno paura di subire con più violenza le umiliazioni che già da tempo sopportano dai coetanei drusi". Già prima dei fatti recenti, oltre 200 ragazzi cristiani di Maghar frequentano scuole nei villaggio vicini per non incorrere nelle angherie dei drusi. "Non sono un santo, ma nemmeno ho paura" conclude p. Maher. "Ma se la strada verso la santità passa attraverso il martirio, sono pronto". Il sacerdote cconclude con una richiesta ai cristiani del mondo: "Pregate per noi". (LF)