Il “sogno georgiano” si avvicina alla Russia
di Krzysztof Strachota
Il primo ottobre scorso, il blocco dell’opposizione Georgian Dream ha battuto il partito in carica, conquistando il 55,8% dei voti, contro il 40,14%. Si aprono mesi di possibili tensioni politiche: da un lato, lo sconfitto United National Movement del presidente Mikheil Saakashvili; dall’altro, il multimilionario Bidzina Ivanishvili, arricchitosi grazie al sostegno di Mosca e a capo di una coalizione eterogenea e per questo (forse) instabile.

Tbilisi (AsiaNews/Agenzie) - Il Georgian Dream (Gd), eterogeneo blocco dell'opposizione, ha vinto le elezioni parlamentari in Georgia battendo lo United National Movement (Unp) di Mikheil Saakashvili, presidente in carica. Al voto del primo ottobre scorso, il milionario leader del Gd, Bidzina Ivanishvili (v. foto), ha conquistato il 55,8% dei voti, contro il 40,14% dello Unp. La Commissione elettorale centrale ha certificato la natura democratica e trasparente delle elezioni, e lo stesso Saakashvili ha riconosciuto la vittoria del suo antagonista. Per la Georgia il voto per il nuovo parlamento ha un discreto valore, perché a breve il Paese cambierà la Costituzione, dando più potere al parlamento e al primo ministro e meno al presidente. Di seguito, pubblichiamo un'analisi di Krzysztof Strachota sulle elezioni georgiane e i possibili scenari futuri, apparsa sull'Ośrodek Studiów Wschodnich (Osw, Centre for Eastern Studies). Traduzione a cura di AsiaNews.

Il primo ottobre si sono tenute le elezioni parlamentari in Georgia, che in modo del tutto inaspettato hanno visto vincere la coalizione dell'opposizione Georgian Dream (Gd), nella persona di Bidzina Ivanishvili. I risultati delle elezioni non sono stati contestati da nessuna fazione, a indicarne così un'autentica natura democratica; nonostante le tensioni pre-elettorali, il voto si è svolto senza intoppi. E così, nonostante i timori diffusi, la Georgia e l'élite al potere, rappresentata dal presidente Mikheil Saakashvili, hanno superato la prova democratica.

Il risultato delle elezioni significa la fine del dominio dello United National Movement (UNM) e del presidente Mikheil Saakashvili sulla scena politica della Georgia, una dominanza lanciata nel 2003 con la "rivoluzione delle rose", e che ha provocato una profonda trasformazione dello Stato georgiano. La fine formale di questo periodo sarà segnata dalle elezioni presidenziali nell'autunno del 2013, alle quali l'attuale presidente non potrà partecipare. In seguito, entreranno in vigore modifiche alla Costituzione, per sostituire l'attuale sistema presidenziale con uno basato sul governo di parlamento e ministri.

Prima delle elezioni, il Gd ha dichiarato di voler portare avanti la politica filo-occidentale del Paese, a livello nazionale e internazionale. Di fatto, prevede di stabilire e sviluppare la cooperazione con la Russia; mentre sul fronte interno tenterà di emarginare l'élite dello Unm, anche prendendo provvedimenti per varare elezioni presidenziali anticipate ed escludere il presidente Saakashvili da manovre politiche. Dopo una farraginosa campagna elettorale e il suo successo, la Georgia sta entrando in una nuova, forse acuta fase di conflitto interno, e sta iniziando un serio processo di ridefinizione politica.

Le elezioni

Secondo i dati preliminari sulle elezioni emersi il 2 ottobre, l'opposizione Georgian Dream ha vinto con il 55,8% dei voti per le liste di partito (lo United National Movement ha ottenuto il 40,14%), così come per la maggioranza dei seggi dei singoli collegi elettorali. Nessun altro gruppo candidatosi alle elezioni ha superato la soglia del 5%. L'affluenza è stata del 60,8%. I risultati preliminari danno una maggioranza parlamentare al Gd, ma al momento né il numero di posti a disposizione, né la composizione del prossimo parlamento possono essere stabiliti con precisione. Il presidente della Georgia e leader dello Unm, Mikheil Saakashvili, ha riconosciuto la vittoria dell'opposizione in un discorso televisivo. Nonostante alcune mancanze, nel suo comunicato preliminare l'Osce (Organization for Security and Cooperation in Europe) ha riconosciuto le elezioni come democratiche; i gruppi che hanno partecipato al voto non hanno contestato i risultati e la loro natura democratica. Il nuovo parlamento si riunirà nella nuova sede di Kutaisi, 19 giorni dopo l'annuncio dei risultati ufficiali da parte della Commissione elettorale centrale.

Il "sogno georgiano"

Il vincitore delle elezioni è il blocco Georgian Dream, che include il Georgia's Dream/Democratic Georgia (di gran lunga il partito predominante nelle liste elettorali), il Republican Party, l'Our Georgia/Free Democrats, il Conservative Party, il National Forum e l'Industry Will Save Georgia. Si tratta di partiti con diverse caratteristiche politiche (fanno riferimento a democrazia, nazionalismo e questioni sociali); politici di varia provenienza (inclusi ex alleati di Saakashvili), spesso in disaccordo tra loro; persone estranee alla politica (cantanti, sportivi e altri). Il fattore unificante era la loro avversione al presidente Saakashvili e il riconoscimento dell'autorità di Ivanishvili, grazie al suo sostegno finanziario, essenziale per condurre la campagna elettorale.

L'oligarca e miliardario georgiano Bidzina Ivanishvili (possiede beni per circa 6-7 miliardi di dollari), è apparso sulla scena politica nel 2011. Egli ha creato la sua fortuna - in modo poco trasparente e molto controverso - dalla privatizzazione russa dei primi anni '90 (anche nei settori bancario e metallurgico). Negli ultimi anni, ha investito la maggior parte dei suoi beni in Russia. Ciò è servito per giustificare le accuse (soprattutto dello Unm) di avere forti legami personali con la criminalità organizzata e le forze di sicurezza della Federazione russa. Dopo essersi trasferito in Georgia nel 2004, Ivanishvili si è presentato come un generosissimo benefattore e filantropo - con la Chiesa ortodossa georgiana, gli intellettuali, e anche verso alcune zone rurali -, ma ha presentato le sue idee politiche in maniera cauta e vaga.

Il Georgian Dream si è fatto strada con slogan populisti, chiedendo la rimozione dal potere della squadra del presidente Saakashvili e dello Unm, accusato di essersi impadronito dello Stato e di violare in modo esplicito le norme democratiche. [Dopo la vittoria] Il Gd ha dichiarato che terrà fede alle promesse e punirà i colpevoli; in termini generali, ha parlato di democratizzazione dello Stato e stimoli allo sviluppo socio-economico, e ha insistito dicendo di voler portare avanti le politiche filo-occidentali della Georgia, anche a livello interno.

In contrasto con lo Unm, il blocco di Ivanishvili ha sottolineato anche una maggiore apertura al dialogo, e la volontà di migliorare le relazioni tra la Georgia e la Russia.

Il successo elettorale del Gd si è basato su diversi fattori. Tra questi, una generale stanchezza dei cittadini nei confronti del presidente; riforme forzate per quasi un decennio; dimostrazioni di arroganza e abuso di potere; problemi sociali irrisolti; un ricambio generazionale (tra cui la partecipazione di studenti universitari filo-europei, che non hanno partecipato alla rivoluzione del 2003, e non ricordano una Georgia prima del dominio di Saakashvili); una campagna elettorale ad attraente e ad ampio raggio. A quanto sembra, il punto di svolta della campagna è stata la diffusione di reportage impressionanti sulla brutalità delle guardi in un carcere di Tbilisi, trasmessi il 18 settembre scorso su una televisione dell'opposizione.

Conclusioni e prospettive

Al contrario dei timori diffusi espressi in Georgia e in occidente, il risultato delle elezioni e la reazione del governo conferma che le norme democratiche di base sono davvero applicabili in Georgia. È difficile mettere in discussione la natura democratica del sistema e dei meccanismi nel Paese, o lo sforzo di [assumere] atteggiamenti civici nella società georgiana. Nel Caucaso meridionale, negli ultimi 20 anni nessun apparato dirigente è cambiato grazie a elezioni democratiche, ed è una rarità nell'area post-sovietica.

La sconfitta elettorale dello Unm conclude una fase importante nella trasformazione dello stato georgiano. Sotto il presidente Saakashvili, lo Unm ha sviluppato e attuato in misura considerevole un ampio e coerente programma di riforme nel Paese. Inoltre, esso ha concretizzato un ambizioso programma di politica estera (compresa la realizzazione delle aspirazione filo-occidentali della Georgia, e l'indipendenza politica ed economica da Mosca, a costo di una guerra con la Russia e la perdita - di fatto - di Abkhazia e Ossezia del Sud), che ha creato una nuova generazione di funzionari e leader politici occidentalizzati.

Ivanishvili non ha messo in discussione i successi ottenuti dalla Georgia negli ultimi anni, né ha annunciato una revisione strategica delle politiche interne. Tuttavia, l'ingresso del Gd (che accoglie politici che rappresentano diversi punti di vista) nel sistema e nelle istituzioni di governo, adattando il sistema ai propri scopi politici e utilizzandolo in modo efficiente, sarà un compito difficile, che potrebbe influire in modo negativo sull'efficacia delle istituzioni e sull'attuazione delle riforme.

Sebbene Ivanishvili abbia annunciato di voler proseguire con una politica estera filo-occidentale, possiamo aspettarci un aumento dell'importanza del fattore russo nella politica georgiana. Mosca guadagnerà un alleato nel dialogo politico; a sua volta, questo renderà possibile una cooperazione economica (che la Russia aveva interrotto quando essa si era rivelata uno strumento inefficace per mettere pressione su Saakashvili). Ciò aumenterà le probabilità per Mosca di influenzare la Georgia (nei settori economico e sociale, e quindi anche dal punto di vista politico), soprattutto se le tensioni politiche nel Paese dovessero salire, come ci si aspetta. Inoltre, sembra che la minaccia di un nuovo conflitto armato tra la Russia e la Georgia stia diminuendo.

Nonostante la svolta elettorale, nei prossimi mesi la situazione sarà tutt'altro che stabile, sia per motivi costituzionali che per l'escalation di tensione tra le principali forze politiche del paese. In base all'attuale Costituzione, che è in vigore fino al 2013, in Georgia il potere si concentra nelle mani del presidente (incluse la nomina di primo ministro e consiglio dei ministri; l'ultima parola in questioni di sicurezza nazionale; politica estera ed economica), che obbliga il partito vincente a impegnarsi nel "coabitare". Inoltre, lo Unm avrà una forte rappresentanza in parlamento; data questa premessa, possiamo aspettarci di assistere a tentativi di spezzare la già instabile coalizione del Gd (così come Ivanishvili tenterà di spaccare lo Unm). Intanto, dopo le elezioni, il leader del Gd non solo ha ribadito che il suo partito chiederà allo Unm di dare conto delle proprie pratiche "autoritarie" e punirà i responsabili, ma ha chiesto anche le dimissioni immediate del presidente. Tuttavia, il commiato volontario di Saakashvili sembra improbabile, visto che al momento non esistono basi legali per sostenere il suo impeachment. Il Gd non avrà una maggioranza costituzionale in Parlamento, e la disputa potrà andare avanti fino alle elezioni presidenziali, in programma per l'autunno 2013. Un'alternativa per Ivanishvili - che lui potrebbe utilizzare - è di fare appello all'entusiasmo del suo elettorato, e dare inizio a una serie di proteste di massa (frequenti in Georgia), provocando una forte reazione da parte della polizia. Le prossime settimane e i prossimi mesi condurranno la Georgia a un'escalation di tensione e alla polarizzazione della società; questo sarà un altro test per lo Stato georgiano, e per il Gd e lo Unm, che ora appaiono nei loro nuovi ruoli.

(Ha collaborato Marek Matusiak)