Lahore, la “Nuova evangelizzazione” parte da scuole e istruzione
di Jibran Khan
È quanto afferma p. Miguel Angel Ruiz, missionario salesiano di origini spagnole, da 10 anni nel Paese. Egli sottolinea il valore dello studio e dell’educazione, per una maggiore presenza dei cattolici nella società e nel Paese. E valorizza i sacerdoti indigeni: “persone pronte a donare la vita per Cristo”.

Lahore (AsiaNews) - La "Nuova evangelizzazione" deve partire dalle scuole, dall'educazione di una popolazione cattolica troppe volte relegata ai margini della società pakistana, incapace di sfruttarne appieno potenzialità e risorse. È quanto racconta ad AsiaNews p. Miguel Angel Ruiz, missionario salesiano di origini spagnole, fra i fondatori e promotori dell'Istituto tecnico Don Bosco a Lahore, città nella quale vive e opera da 10 anni. Perché il compito di diffondere la parola di Dio, spiega il sacerdote, inizia "nelle aule di scuola" e attraverso "una rete di istituti collegati fra loro", in grado di aprire le porte "ai ragazzi e alle ragazze che non sono in grado di permettersi il costo dell'istruzione".

P. Ruiz parla del decennio trascorso a Lahore, nel Punjab, come "l'esperienza più significativa" della vita "di salesiano e di sacerdote". Nato in Spagna, a soli 11 anni è entrato in un seminario salesiano del Paese dove ha compiuto gran parte degli studi. Nel 1996 il trasferimento a Manila, nelle Filippine, per approfondire la teologia; nel marzo 1998 ha preso i voti perpetui e due anni più tardi a Cebu, sempre nelle Filippine, l'ordinazione sacerdotale.

Il missionario spagnolo è stato quindi scelto come membro della prima delegazione salesiana in Pakistan, una terra a larghissima maggioranza musulmana dove i cristiani sono spesso vittime di persecuzioni. I primi tempi li definisce "pionieristici" e costellati, come ogni inizio di avventura, di enormi difficoltà, ma nel tempo si sono visti i frutti "di un lavoro intenso e della preghiera". Fin da subito egli si è adoperato nel campo dell'istruzione, mettendosi al servizio dei giovani e dei più poveri, con una "speciale predilezione per i cristiani".

La missione non consiste "nell'essere come volontari" di ong o enti no profit, chiarisce il sacerdote, ma bisogna sempre porre al centro della propria opera "il compito di evangelizzare". Grazie a questo "elemento chiave" è possibile dar vita a opere, istituzioni, enti o centri educativi come l'Istituto tecnico don Bosco a Lahore (nella foto alcuni studenti), un "sogno inseguito a lungo" e che nel tempo si è concretizzato in una realtà di eccellenza. Una impresa resa possibile anche e soprattutto dalla "testimonianza dei vecchi sacerdoti", che in tempi e in condizioni difficili hanno saputo gettare i semi della fede.

Non risparmia critiche all'approccio della Chiesa in Pakistan, che sembra aver trascurato "la questione educativa" del suo popolo, relegato per troppo tempo ai margini. "E non si tratta solo di una questione di denaro" precisa p. Miguel Angel Ruiz, se confrontata con "gli investimenti" fatti in progetti dediti al sociale. Ma ora, aggiunge, è arrivato il momento di considerare "prioritaria" la questione dell'istruzione giovanile.

Infine un pensiero all'opera dei salesiani nel Paese asiatico - che presto festeggeranno l'ordinazione del primo prete autoctono - in un'ottica di servizio alla missione, sempre più improntato alla valorizzazione delle "risorse umane locali". "In Pakistan - conclude p. Ruiz - abbiamo la fortuna di poter contare su persone pronte a donare la propria vita a Cristo. Sono grato del lavoro svolto per 10 anni a fianco di persone che meritano di diventare strumento della missione, come sacerdoti o religiosi".