Nuovo passaporto cinese: ira di Hanoi e Delhi per la mappa “imperialista”
Nel documento diffuso da Pechino, ampie porzioni del mar Cinese meridionale e dell’Himalaya, oltre che Taiwan, vengono “annesse” alla Cina. In risposta, l’India vidima il visto con una “contro-mappa”. Il Vietnam consente l’ingresso con timbri su fogli a parte. Analisti ed esperti lanciano l’allarme: tensioni crescenti una regione contesa.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Hanoi, Manila, Delhi e Taipei assicurano una "risposta pronta" a Pechino, che nei giorni scorsi ha distribuito ai propri cittadini un nuovo passaporto, sul quale è stampata una mappa che contiene ampie porzioni del mar Cinese meridionale e dell'Himalaya. Nel silenzio dei media e del governo, il Paese del Dragone ha realizzato un nuovo documento per l'espatrio destinato ad alimentare lo scontro territoriale con le altre nazioni asiatiche, fra cui India, Filippine, Vietnam e Taiwan. Il passaporto mostra porzioni territoriali che ricalcano la cosiddetta "lingua di mucca" la quale annette - in modo unilaterale delle autorità di Pechino - le isole Spratly, oltre che l'isola di Taiwan e parte dello Stato indiano dell'Arunachal Pradesh e porzioni della regione Himalayana.

Pechino afferma che la mappa "non intende colpire nessuna nazione nello specifico" e cerca di smorzare i toni della polemiche, che assume sempre più la portata di uno scontro diplomatico internazionale. Il governo indiano ha già bollato come "inaccettabile" l'iniziativa; in risposta, i funzionari della dogana di New Delhi concedono l'ingresso sul territorio indiano, imprimendo sui documenti una "versione locale" della mappa, che comprende pure le zone al centro della contesa.

Anche Taiwan non nasconde i propri timori perché, spiega Taipei, apporre il visto al passaporto implica la tacita accettazione della mappa impressa. I due governi hanno protestato in via ufficiale attraverso i canali diplomatici.

Intanto il Vietnam ha deciso di non vidimare i visti direttamente sul nuovo documento cinese, ma di apporre il timbro su fogli a parte. Un modo nemmeno troppo implicito, messo in campo da Hanoi, per ribadire la presa di distanza della "lingua di mucca" cinese "senza sé e senza ma". Il 12 dicembre è inoltre previsto un incontro a Manila, capitale delle Filippine, fra quattro nazioni del sud-est asiatico, chiamate a elaborare una linea comune per fronteggiare la crescente politica "imperialista" cinese.

Analisti ed esperti di politica internazionale sottolineano che il mar Cinese meridionale è una delle aree più contese al mondo e, se le tensioni non verranno risolte, possibile fonte di conflitti di portata non solo locale. La maggioranza dei Paesi interessati - fra cui Vietnam e Filippine - propone una soluzione "multilaterale" alla querelle; Pechino, di contro, persegue la politica degli accordi bilaterali con ciascuna nazione, mettendo sul piatto il proprio strapotere economico e commerciale per trarne maggiori benefici in ambito territoriale.

Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale, che comprendono le isole Spratly e Paracel, disabitate, ma assai ricche di risorse e materie prime. L'egemonia nell'area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento delle materie prime, fra cui petrolio e gas naturale. A contendere le mire espansionistiche di Pechino vi sono il Vietnam, le Filippine, la Malaysia, il sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti nell'area. Washington, in particolare, muove da dietro le quinte una trama di alleanze per contenere l'espansionismo cinese. Filippine e Giappone in primis, ma anche Vietnam potrebbero diventare preziosi alleati in uno scenario di conflitto aperto nella regione Asia-Pacifico che si profila all'orizzonte.