Don Giussani: il popolo, la letizia e la missione
di Bernardo Cervellera

Milano (AsiaNews) - "Nell'offrirti la mia vita, ho visto radunarsi attorno a me un popolo pieno di letizia". Questa frase dei Padri della chiesa, che don Giussani ha citato centinaia di volte, si è avverata oggi quando oltre 40 mila persone si sono raccolte dentro e fuori il duomo di Milano a rendere omaggio al prete milanese fondatore di Comunione e Liberazione.

Che un uomo possa radunare un popolo solo offrendo la sua vita a Cristo e parlando di Cristo è il primo miracolo della vita di don Giussani. Nella storia i popoli vengono radunati dalla forza, dalle ideologie, dalle opere, creando schiavi, ghetti, branchi e lasciando individui soli e arrabbiati. A questo funerale tutti sono venuti in libertà, per la gratitudine di aver trovato, grazie a lui e a quelli da lui generati, una certezza e un amore indistruttibili, che non tradiscono. E per questo, anche nel funerale, sono pieni di letizia: niente facce lunghe, piagnoni, disperate.

Di solito ai funerali si dice che l'estinto lascia "un vuoto incolmabile". Ma a guardare i volti dei 40 mila, penso che don Giussani lasci "un pieno traboccante", quella del mistero di una vita d'uomo che si è consumata per Cristo ed è divenuta feconda, quella del mistero della croce e della resurrezione di Gesù.

Il profondo messaggio del papa, l'omelia vibrante e commossa del card. Ratzinger sono il segno che ormai la testimonianza di don Giussani appartiene ai tesori della Chiesa, da custodire, conoscere e additare come esempio per affrontare la missione del terzo millennio: l'attenzione e l'affetto all'uomo e al suo cuore, che cerca Dio anche a tentoni; la proposta e la certezza che Cristo – come ha detto il papa - è "la piena e definitiva risposta" al bisogno dell'uomo.

I 40 mila, dentro e fuori del duomo, hanno sfidato il freddo e la neve dell'inverno milanese. Domani e già da oggi sfidano e sfideranno modi di vivere banali, che irridono la maestà della persona; ideologie che si nutrono di preconcetti e menzogne, che si lamentano senza costruire; divisioni e distruzioni, frutti di poteri esercitati come se Dio non esistesse. La morte di don Giussani non è la fine di un'epoca: è un nuovo inizio per la missione dei membri di CL e per tutti i cristiani. I  portici di piazza del duomo, di solito ripieni di gente frettolosa o svagata, oggi erano come delle navate laterali della cattedrale: la gente attenta seguiva il rito e i passanti si fermavano in silenzio. Domani in altre 40 mila case, o uffici, o scuole, o negozi di Milano e del mondo, vi saranno persone che in nome della fede cristiana, rendono quei luoghi più umani.