Mar Cinese meridionale, la Cina permetterà l’arrembaggio delle navi straniere
Dopo i nuovi passaporti con le mappe falsate, il regime comunista ha comunicato che la guardia costiera della provincia dell’Hainan potrà attraccare e controllare i vascelli non cinesi “che in maniera illegale entrano nelle acque territoriali”. Il riferimento è alle zone marittime che Pechino cerca di strappare in maniera unilaterale agli altri governi dell’area.

Pechino (AsiaNews) - Il governo centrale cinese permetterà alla polizia della provincia meridionale dell'Hainan di arrembare e controllare le navi straniere che entrano in quelle che Pechino (in modo unilaterale) oramai considera come acque territoriali di sua proprietà. Il riferimento è alle zone contese nel Mar Cinese meridionale, che la Cina cerca di strappare ai governi di Taiwan, Vietnam, India, Brunei, Malaysia e Filippine.

La nuova legge entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio. Secondo il China Daily - quotidiano governativo - le regole permetteranno alla polizia costiera della provincia (composta da un gruppo di isole) di "salire a bordo e imporre un controllo su quelle navi straniere che entrano in maniera illegale nelle acque cinesi. Entrare in quelle acque senza permesso, danneggiare le postazioni di difesa costiere e minacciare la sicurezza nazionale sono atti illegali".

La decisione arriva a pochi giorni dall'emissione dei nuovi, contestati passaporti nazionali. Nel silenzio dei media e del governo, il regime comunista ha realizzato infatti un nuovo documento per l'espatrio: nella cartina presente sul documento ci sono porzioni territoriali che ricalcano la cosiddetta "lingua di mucca" la quale annette - in modo unilaterale delle autorità di Pechino - le isole Spratly, oltre che l'isola di Taiwan e parte dello Stato indiano dell'Arunachal Pradesh e porzioni della regione Himalayana.

Pechino afferma che la mappa "non intende colpire nessuna nazione nello specifico" e cerca di smorzare i toni della polemiche, che assume sempre più la portata di uno scontro diplomatico internazionale. Il governo indiano ha già bollato come "inaccettabile" l'iniziativa; in risposta, i funzionari della dogana di New Delhi concedono l'ingresso sul territorio indiano, imprimendo sui documenti una "versione locale" della mappa, che comprende pure le zone al centro della contesa.

Anche Taiwan non nasconde i propri timori perché, spiega Taipei, apporre il visto al passaporto implica la tacita accettazione della mappa impressa. I due governi hanno protestato in via ufficiale attraverso i canali diplomatici. A loro si è aggiunta Manila, che ieri ha dichiarato di "non avere alcuna intenzione di timbrare" i nuovi passaporti: "Se lo facessimo - dichiara il Dipartimento filippino per gli Affari esteri - sarebbe come se accettassimo le pretese territoriali cinesi".

Alla tensione diplomatica si aggiunge quella militare. Ieri, la flotta navale cinese stanziata nella zona orientale del Paese ha attraversato le acque dello Stretto di Miyako - in Giappone - per raggiungere alcune navi russe impegnate in esercitazioni militari nel Pacifico. Sebbene Pechino abbia comunicato l'inizio delle esercitazioni, esse vengono viste come un tentativo di intimorire gli Stati confinanti.