Ritiro spirituale per i sacerdoti feriti dalla persecuzione in Orissa
di Nirmala Carvalho
Il raduno si terrà dal 10 al 14 dicembre ed è organizzato da mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar. I partecipanti sono religiosi colpiti dai pogrom anticristiani di Kandhamal (2008). Un’intervista a p. Errol Fernandes, gesuita che dirigerà il ritiro. Oltre il dolore e le sofferenze, Cristo “deve restare l’ispirazione” per affrontare ogni sfida.

Mumbai (AsiaNews) - Riaccendere lo zelo missionario dei sacerdoti del Kandhamal (Orissa), afflitti dai pogrom anticristiani del 2008. È l'obiettivo del ritiro di preghiera che si terrà dal 10 al 14 dicembre prossimi. Organizzato da mons. John Barwa, arcivescovo della diocesi di Cuttack - Bhubaneshwar, il ritiro è obbligatorio per tutto il clero locale e sarà un'occasione per riflettere sul senso della missione e dell'essere pastori, nell'Anno della Fede. Per l'occasione, AsiaNews ha intervistato p. Errol Fernandes, gesuita e preside del St. Xavier's College, che dirigerà il raduno.

Molti sacerdoti del Kandhamal sono ancora traumatizzati dalle violenze anticristiane del 2008. Su cosa si concentrerà il ritiro?

In una sola parola, su Gesù, perché Cristo resta l'ispirazione. Il raduno inizierà con un seminario sulla sua vita, dalla nascita, alla missione, alla morte, fino alla resurrezione. La storia di Cristo contiene già in sé tutti gli strumenti necessari per affrontare qualunque tipo di situazione.

Questo Anno della Fede può ispirare nuova vita a sacerdoti scoraggiati?

"La Fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" [Ebrei 11:1]. Questa è una buona definizione per qualunque fede. Ci dice che il nostro lavoro come discepoli e come seguaci di Cristo (nel senso di agire come Gesù avrebbe agito) è di fare quello che dobbiamo al meglio delle nostre capacità, e lasciare tutto il resto nelle mani di Dio. Se realizziamo questo (se abbiamo fede), allora continueremo a lavorare per il Regno di Dio, per quanto difficile o impervio possa essere il cammino.

Che ruolo hanno avuto questioni di tipo economico nei pogrom del 2008?

Anche se le discussioni dominanti sui disordini del 2008 ruotano intorno al problema delle conversioni, i fattori scatenanti sono stati le dinamiche tribali, di casta, e le questioni storico-economiche, che hanno covato il malcontento poi riversatosi nei pogrom. L'aspetto sociale, politico e religioso ha lavorato come una corrente sotterranea, fino all'esplosione della grave violenza contro i cristiani. Lo stesso conflitto di casta è una conseguenza del divario economico tra membri di caste diverse, che sfocia in molteplici differenze sociali. Le discriminazioni sui dalit dilagano ancora, le ingiustizie perpetrate ai loro danni sono regolari, anche se non spettacolari. Un esempio [di questa discriminazione] è legato ad Hanuman, il dio-scimmia. I dalit possono praticare solo il culto di divinità minori dell'induismo, come Hanuman, il re-scimmia guerriero che serviva Ram, ma non divinità come lo stesso Ram. Limitare il culto di tribali e dalit a un dio minore, che era schiavo e discepolo di un altro dio, significa non dare loro un posto [nella comunità], ma relegarli al gradino più basso della gerarchia sociale.

Secondo me, gran parte di ciò che una persona è, è determinata dalla sua immagine di Dio. Se l'immagine di Dio è quella di un poliziotto, allora quella persona vivrà nel timore di essere catturato, e cercherà di fuggire per evitarlo. Se l'immagine è quella di un dio (come Hanuman) al servizio di un altro dio (Ram), allora quella persona accetterà di buon grado che il suo "karma" (destino) nella vita è di servire qualcun altro, e si accontenterà di questo. Hanuman acquisisce il proprio valore nel servire Ram, e per questo i dalit trarranno valore solo dal servire membri di caste più alte. Ed è così che si conserva il principio base della superiorità di casta. Nel cristianesimo, Maria trae il suo valore da Gesù, e così noi non adoriamo Maria, ma la onoriamo e giungiamo a Cristo attraverso di lei. Tuttavia, se ci fermassimo a Maria, perderemmo il Signore. Allo stesso modo, se Hanuman è il limite, quanti adorano solo lui non vedranno mai il quadro più grande.

Conosce la storia di suor Meena, violentata durante i pogrom del 2008. Secondo lei, una tragedia personale come può trasformarsi in bene per la missione?

Se siamo impegnati nella missione, dobbiamo portarla avanti senza avere alcun tipo di aspettativa. La sofferenza e altri problemi arrivano solo quando ci aspettiamo qualcosa. Dal mio punto di vista, mons. Barwa [zio di suor Meena, ndr] è consapevole di ciò, e questa grazia gli consente di andare avanti. Sempre più spesso vediamo che i codardi e i vigliacchi sono i più violenti. Gesù ci ha mostrato che il Regno di Dio può essere raggiunto senza la violenza. Dobbiamo seguirlo.