Liu Xia, la moglie di Liu Xiaobo, commenta e piange il Premio Nobel del marito
Il video del blitz dell'Associated Press: giornalisti entrano nella casa della donna, agli arresti domiciliari, approfittando della pausa pranzo delle guardie. "Una situazione kafkiana". Pechino rifiuta di liberare Liu Xiaobo e applaude a Mo Yan, premio Nobel per la letteratura. Mo Yan sfugge alle domande su Liu e apprezza la censura del Partito.

Pechino (AsiaNews) - Nel video Liu Xia trema e piange mentre descrive la sua situazione, agli arresti domiciliari per essere la moglie dello scrittore dissidente Liu Xiaobo, Premio Nobel per la pace 2010, anche lui confinato in prigione con una condanna di 11 anni.

Liu è molto sorpresa nel vedere giornalisti che la intervistano: questa è il primo dialogo che lei ha con la stampa dopo almeno 26 mesi di segregazione ed isolamento. In effetti l'intervista è un vero e proprio blitz dell'Associated Press, che approfittando della pausa pranzo delle guardie che controllano la casa, sono penetrati inaspettati nell'appartamento di Liu Xia.

La donna può uscire solo una volta alla settimana per la spesa e una volta al mese viene accompagnata a visitare suo marito. La casa non ha telefono o internet.

"È tutto così assurdo", dice la donna nell'intervista. "Pensavo di essere una persona preparata alle emozioni per affrontare le conseguenze del premio vinto da Liu Xiaobo. Ma... non immaginavo che dopo l'assegnazione, non avrei potuto lasciare casa mia. Tutto ciò è troppo assurdo. Penso che Kafka non avrebbe potuto scrivere nulla di più assurdo e incredibile di questo".

Liu Xiaobo è stato condannato nel 2009 per "incitamento alla sovversione contro lo Stato" per aver contribuito alla stesura di Carta 08, che suggerisce alla Cina il rispetto per i diritti umani e un modello democratico per evitare i disastri morali, ecologici e sociali di cui il Paese è affetto. Quando è stato nominato per il Nobel, Liu era già in prigione da due anni (dal dicembre 2008). Alla cerimonia per ricevere il Premio, il 10 dicembre 2010, vi era una sedia vuota. Il governo cinese aveva diffidato, dissidenti e amici della famiglia di Liu, di andare a Oslo, rifiutandosi di rilasciare i passaporti e promettendo rappresaglie economiche verso la Norvegia.

Proprio in questi giorni oltre 100 Premi Nobel hanno scritto al nuovo leader Xi Jinping per domandargli di liberare Liu Xiaobo e Liu Xia.

Hong Lei, portavoce del ministero degli esteri ha risposto che "Liu Xiaobo è stato condannato nel rispetto della legge a un termine di prigionia... perché ha commesso offese contro la legge cinese... Il governo cinese è contrario a che persone esterne si intromettano nella materia in modo da interferire nella sua sovranità giuridica e nelle questioni interne".

In compenso, Hong Lei ha parole di elogio per lo scrittore Mo Yan, Premio Nobel per la letteratura 2012, in procinto di andare a Stoccolma a ritirare il premio. Mo è stato criticato per avere la terresa del Partito e per essere tiepido nella difesa dei diritti umani. Un giorno dopo la nomina al Nobel ha però dichiarato la sua speranza che Liu Xiaobo fosse liberato. Ma ieri, arrivando a Stoccolma, si è rifiutato di fare un appello diretto per Liu. In più, ha difeso la censura sulla letteratura operata da Pechino. Attraverso un interprete, egli ha spiegato che la censura dovrebbe frenare non la verità, ma "diffamazioni e voci incontrollate". E facendo un paragone con i controlli che avvengono all'aeroporto, ha aggiunto: "Questi controlli sono necessari".