Crisi degli ostaggi nel Sahara. Confuse e frustrate le diplomazie internazionali
Almeno 20 stranieri - forse 32 - sono ancora nelle mani dei militanti islamici. Fra essi: giapponesi, thai, filippini, coreani. Il gruppo legato ad al Qaeda chiede di scambiare gli ostaggi Usa con due islamisti condannati alla prigione per attentati.

Algeri (AsiaNews/Agenzie) - Una delle più grandi crisi internazionali legate ad ostaggi è entrata nel suo quarto giorno, mentre si accavallano confuse notizie sui rapiti e le capitali mondiali rimangono impotenti.

Due giorni fa le forze di sicurezza algerine hanno sferrato l'attacco contro un complesso per l'estrazione di gas a Tigantourine, vicino ad In Amenas - a 1300km da sud-est di Algeri -  e hanno chiesto alle diplomazie mondiali di non intervenire anche se esse hanno connazionali implicati nel rapimento.

Ancora oggi le notizie sono confuse. L'agenzia statale Aps afferma che 12 fra algerini e stranieri sono stati uccisi all'inizio del blitz. Almeno 573 algerini sono stati liberati  insieme a  "circa 100" dei 132 stranieri, 18 militanti islamisti sono stati uccisi. Un gruppo rimanente di militanti è asserragliato in una zona della enorme  raffineria ed è armata di missili, granate, mitragliatrici e fucili di precisione. Almeno 20 stranieri - altre fonti dicono 32 - sono nelle mani degli islamisti o sono dispersi.

Fra i dispersi vi sono 14 giapponesi; 8 norvegesi; 10 britannici; un numero sconosciuto di statunitensi; persone da Romania, Thailandia, Malaysia, Filippine, Corea del Sud e Austria.

Leader politici del Regno Unito, del Giappone, degli Stati Uniti hanno espresso tutta la loro frustrazione per il blitz, deciso senza alcuna consultazione con loro e criticano la mancanza di informazioni.  Molte nazioni coinvolte evitano di dare notizie sui loro cittadini dispersi, per evitare di dare notizie che potrebbero rinforzare le posizioni dei rapitori.

L'agenzia Ani, della Mauritania, rimasta in contatto con gli islamisti, afferma che il gruppo di militanti, legato ad al Qaeda, vuole scambiare i loro ostaggi americani con due personalità islamiche detenute negli Usa. Si tratta di Sheikh Omar Abdel-Rahman, condannato dopo l'attacco al World Trade Center di New York (1992) e dello scienziato pakistano Aafia Siddiqui, condannato per un tentativo di uccisione di militari Usa (2010). In precedenza, il gruppo aveva domandato la fine dell'intervento militare francese in Mali.

La Francia, invece, vede nella crisi degli ostaggi una conferma alla sua decisione.

La sicurezza nel Sahara è stata sempre un problema: contrabbandieri e militanti islamici hanno spesso usato rapimenti per accumulare ricchezze e sostenere i loro progetti. La fine di Gheddafi  e la guerra civile in Libia ha permesso loro di raccogliere molte armi sofisticate. Ormai militanti legati ad al Qaeda stanno ampliando la loro presenza in Algeria, Libia, Nord Mali, fino alla Nigeria, spaccando in due l'Africa del Nord e centrale e mettendo in pericolo le fonti energetiche dell'occidente.