Patriarcato di Mosca: progressi nei rapporti coi cattolici, aumentano distanze coi protestanti
di Nina Achmatova
Si è chiuso il Concilio dei vescovi russo-ortodossi che ha ribadito l'alleanza con la Chiesa cattolica per la difesa dei valori cristiani e contro l'aggressività del secolarismo. Sul dialogo teologico con i cattolici, i vescovi chiedono però «maggiore trasparenza».

Mosca (AsiaNews) - I rapporti tra Chiesa ortodossa russa e cattolica negli ultimi tempi stanno vivendo una «tendenza postiva», dovuta al «chiaro riconoscimento della necessità di unire le forze in difesa dei valori tradizionali cristiani e contrastare alcune minacce della modernità, come l'aggressivo secolarismo, che minaccia le base morali della vita sociale e privata, la crisi dei valori della famiglia e la persecuzione e discriminazione dei cristiani nel mondo». A fare il punto sullo stato del dialogo intercristiano, e in particolare con la Chiesa cattolica, è stato il Patriarca di Mosca, Kirill, aprendo il 2 febbraio il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa. Nel suo discorso, pubblicato sul sito del Patrriarcato, Kirill ha ricordato alcuni degli eventi da inserire nel dialogo ecumenico con i cattolici. Tra questi, i lavori del Forum ortodosso-cattolico tra vescovi e teologici delle due denominazioni, organismo che da cinque anni anni si prefigge di delineare «una posizione comune su alcuni temi di attualità fra cui la famiglia, le relazioni Stato e Chiesa, le ragioni morali e spirituali della crisi economica».

Di particolare rilievo, nota ancora Kirill, la sua visita in Polonia ad agosto, la prima di capo della Chiesa ortodossa russa e la firma «storica», posta insieme al presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. Jozef Michalik, Kirill, di una dichiarazione congiunta. Il documento è definito dal Patriarca come il «riflesso del desiderio reciproco di perdonare le offese e curare le ferite passate, che hanno oscurato le relazioni tra i popoli russo e polacco». Le due Chiese hanno, così, tracciato un cammino comune rispetto a temi come secolarismo, aborto, famiglia ed eutanasia.

Nel suo messaggio, il Patriarca auspica poi buoni rapporti con le Chiese antiche d'Oriente, «soprattutto in un momento come questo in cui Paesi un tempo ritenuti cristiani si pongono in modo ostile verso i cristiani stessi». Il riferimento è alla situazione della comunità in Medio Oriente e in Africa, dove essa è vittima di attacchi mirati da parte del fondamentalismo islamico. Kirill ha così lanciato un appello per la «solidarietà tra cristiani nel proteggere la dignità dei credenti e nel condannare l'odio e il vandalismo contro i luoghi di culto».

Infine nel suo messaggio al Concilio deivescovi, il Patriarca ha criticato le comunità protestanti, le quali «continuano sulla strada della liberalizzazione, in modo particolare nell'ecclesiologia e nella dottrina morale». Critiche sono rivolte alla «benedizione delle unioni omosessuali e all'ordinazione di persone che hanno apertamente ammesso un orientamento sessuale non tradizionale», diventate «la norma per diverse comunità protestanti occidentali». Per questo, a suo dire, cercare di raggiungere con queste Chiese una comune posizione dottrinale «ha perso senso».

Nella delibera finale del Concilio episcopale, chiusosi il 5 febbraio, i vescovi ortodossi sottoscrivono queste posizioni e sollevano, però, «preoccupazioni» per quanto riguarda il dialogo teologico panortosso-cattolico. Il Concilio rileva «divergenze di approccio» nel dialogo stesso e mette «in dubbio» i  documenti prodotti a riguardo sul tema del Primato nella Chiesa universale, della conciliarità (sobornost), della dottrina ortodossa e della tradizione canonica. I vescovi sottolineano la necessità di rendere questo processo «più trasparente». La proposta è quella di essere consultati anche loro sui documenti che vengono preparati dalle commissioni incaricate del dialogo telogico con i cattolici. Tale consultazione è giustificata per , «l'importanza primaria di tali decisioni e la responsabilità dei vescovi di preservare la purezza della fede ortodossa, la pace e l'unità della Chiesa».