Al-Azhar condanna Abu Sayyaf: sequestri e atti terroristi sono contro l'islam
Ahmed al-Tayeb, imam della più importante università dell'islam sunnita, giudica "vergognoso rapire e far soffrire una persona per una piccola somma di denaro". L'appello per la liberazione di Bakr Atyani, giornalista giordano di Al-Arabya rapito nel giugno 2012 a Jolo (Mindanao) dal movimento terrorista islamico. Almeno 10 morti in una sparatoria fra forze malaysiane e guerriglieri islamici a Sabah, Malaysia orientale.

Jolo (AsiaNews) - L'università islamica di al-Azhar condanna i rapimenti e agli atti terroristici compiuti da Abu Sayyaf nelle Filippine e chiede la liberazione di Bakr Atyani, giornalista giordano di al-Arabya, sequestrato nel giugno 2012 a Jolo (Sulu), Mindanao. In un appello diffuso sui media, Ahmed al-Tayeb, grande imam del più importante ateneo dell'islam sunnita sottolinea che omicidi e violenze a sfondo religioso sono un affronto all'islam: "E' una vergogna mettere in pericolo la vita di una persona per una piccola somma di denaro". "I sequestri di persona e gli atti terroristici - aggiunge - sono in contrasto con i principi dell'islam e violano anche i diritti garantiti dalle norme internazionali". Il leader religioso ha chiesto ai rapitori di consegnare l'uomo alla sua famiglia senza precondizioni.

Corrispondente dalle Filippine per al-Arabya, Bakr Atyani è stato rapito nel giugno 2012 insieme ad altri due colleghi filippini, mentre girava un servizio a Jolo nell'isola a maggioranza musulmana di Mindanao. Nei giorni scorsi i terroristi hanno liberato i due filippini. Secondo fonti dell'esercito, i rapitori hanno separato i tre dopo cinque giorni. Per Atyani, essi hanno optato per una prigione più sicura nel folto della foresta di Sulu, in modo da poter alzare il prezzo del riscatto, sfruttando la sua fama di giornalista.  

Composto da centinaia di isole situate nel braccio di mare che separa le Filippine dalla Malaysia, l'arcipelago di Sulu è divenuto negli anni una delle roccaforti di Abu Sayyaf, movimento terrorista filippino vicino ad al-Qaeda e responsabile di diversi attentati. Fra questi l'attacco alla cappella del Sacro Cuore di Jolo avvenuto il 25 dicembre 2010 proprio durante le celebrazioni per il Natale.

Il clima di impunità e l'enorme traffico di armi e droga da e per la Malaysia e il resto del Sud-est Asiatico ha permesso la formazione di altri gruppi estremisti islamici. Dal 9 febbraio, 200 esponenti dell'"Esercito reale del sultanato di Sulu", neonato gruppo della guerriglia islamista filippina, ha ingaggiato una serie di scontri a fuoco con le forze malaysiane dopo aver occupato un piccolo villaggio nella provincia orientale di Sabah (Costa orientale della Malaysia). Ieri la polizia malaysiana ha tentato un blitz nel perimetro dell'abitato uccidendo almeno 10 persone. A diffondere la notizia dell'assalto è stato lo stesso leader dei guerriglieri attraverso l'emittente qatariota al-Jazeera, utilizzata in questi giorni dai guerriglieri per far conoscere al mondo la loro esistenza e le loro rivendicazioni. Il gruppo filippino ha occupato il territorio di Sabah rivendicandone la proprietà con documenti risalenti alla fine del 1800. A tutt'oggi i terroristi ignorano gli appelli del presidente filippino Benigno Aquino ad abbandonare le armi per evitare un caso diplomatico con la Malaysia e un eventuale intervento dell'esercito.