Le sanzioni Onu “sono le più dure mai imposte a Pyongyang”
di Joseph Yun Li-sun
Nella notte arriva l’accordo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su una bozza di testo che cerca di bloccare con la forza le provocazioni militari del regime. Pechino: “Noi siamo d’accordo, ora basta”. Pyongyang minaccia la rottura dell’armistizio se non si fermano le esercitazioni Usa-Corea del Sud e consegna centinaia di decorazioni agli “Eroi della Rivoluzione”.

Seoul (AsiaNews) - Le nuove sanzioni approvate nella notte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite "sono le più dure mai imposte alla Corea del Nord". Lo ha dichiarato l'ambasciatrice statunitense al Palazzo di vetro, Susan Rice, che aggiunge: "Le nuove misure restrittive serviranno ad impedire a sviluppare futuri test missilistici". Da parte sua Pyongyang ha minacciato di stracciare l'armistizio del 1953, anno in cui si concluse - senza una vera pace - la Guerra di Corea.

Secondo il regime guidato da Kim Jong-un le esercitazioni militari congiunte tra Usa e Corea del Sud "sono una chiara provocazione alla pace e alla stabilità della regione. Sono un atto di sistematica distruzione dell'armistizio coreano". La tregua, ha aggiunto un portavoce dell'esercito nordcoreano, "salterà se lunedì prossimo le truppe di Washington e Seoul daranno il via a un'altra fase delle manovre [le "Foal Eagle" ndt] iniziate il primo marzo, entrando nella cosiddetta "Key Resolve".

Il termine tecnico indica una simulazione sviluppata ai computer sugli scenari possibili di guerra, di difesa e attacco, in base a sofisticate tecnologie e avendo sempre come riferimento un'azione militare offensiva da parte delle forze armate nordcoreane. La propaganda di Pyongyang ha sfruttato proprio questa particolarità tecnica per definire le esercitazioni "militaristiche, imperialistiche e inaccettabili".

Nel programma sono impiegati circa 200mila soldati sudcoreani e 10mila americani: secondo la tabella di marcia, si dovrebbe concludere tutto entro fine aprile. Il neo Segretario di Stato John Kerry ha sostenuto che "è molto semplice per Kim Jong-un provare la sua buona fede: non lanciare il prossimo missile. Non effettuare il prossimo test. Dire di essere pronto a negoziare".

Le sanzioni Onu, che devono ancora essere varate, prevedono limitazioni alla vendita di yacht, macchine sportive e materiali lussuosi. Il bando sulla vendita di armi è in corso da parecchi anni, ma molte nazioni non sembrano rispettarlo: in particolare l'Iran è stato accusato più volte di fornire materiali bellici e conoscenze militari al regime. Prevista anche una nuova "lista nera" di persone - funzionari scientifici e militari - che non possono ottenere il visto dai Paesi Onu.

Nel frattempo anche la Cina, ultimo grande alleato della Corea del Nord, sembra allinearsi con la comunità internazionale. Hua Chunying, portavoce della delegazione cinese alle Nazioni Unite, ha dichiarato: "Abbiamo detto molte volte che la Cina sostiene un'adeguata risposta da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu esprimendo la nostra opposizione ai test nucleari di Pyongyang".

La nuova tornata di risoluzioni mette a dura prova anche la popolazione nordcoreana, che vede allontanarsi ancora di più le donazioni internazionali umanitarie. Secondo una fonte cattolica che lavora con i rifugiati "il regime cerca di galvanizzare il popolo consegnando centinaia di decorazioni agli 'Eroi della Rivoluzione' a tutti quelli che hanno avuto o hanno a che fare con i test militari. Subito dopo la guerra di Corea ne sono state assegnate meno di 30, oggi sono dappertutto. Sembrano i bambini dell'asilo che ricevono la stella di latta quando fanno i bravi".