Cristiani e buddisti: Soddisfatti per la risoluzione Onu sui crimini di guerra in Sri Lanka
di Melani Manel Perera
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc) invita Colombo ad avviare indagini “indipendenti e credibili” e aiutare le vittime di guerra. Lo Sri Lanka respinge le accuse, ma cittadini rivelano: “Il governo investe i soldi previsti per le case ai profughi in progetti turistici”.

Colombo (AsiaNews) - Un chiaro messaggio al governo dello Sri Lanka sulla sua debolezza e su come tratta le vittime tamil della guerra civile: membri della società civile accolgono soddisfatti la nuova risoluzione Onu sui crimini di guerra commessi in Sri Lanka durante il conflitto, approvata ieri a Ginevra. Presentato dagli Stati Uniti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc), il provvedimento è passato con 25 voti favorevoli - tra cui quello dell'India -, 13 contrari e 8 astensioni. Colombo ha respinto il risultato, accusando i Paesi stranieri di aver votato contro lo Sri Lanka solo per compiacere i tamil.

La nuova risoluzione riprende il provvedimento già approvato nel 2012 e invita l'esecutivo del presidente Mahinda Rajapaksa a condurre indagini "indipendenti e credibili" sui presunti crimini di guerra commessi dalle forze armate, e ad attuare le raccomandazioni della Lessons Learnt and Reconciliation Commission (Llrc). La Llrc è la commissione speciale voluta da Rajapaksa per indagare le ultime fasi del conflitto.

Colombo respinge le accuse e sostiene di aver già avviato progetti a favore delle vittime di guerra, per lo più tamil. Tuttavia, alcuni srilankesi rivelano ad AsiaNews che il governo "spende molti soldi per organizzare incontri, convegni e conferenze stampa". Manifestazioni "del tutto inutili, che tolgono fondi al processo di reinsediamento dei profughi [Internally Displaced People - Idp]". Così "centinaia di famiglie tamil continuano ad avere gravi problemi".

Nihal Premachandra, un negoziante buddista del distretto di Kandy (Central Province), conferma questa situazione: "La priorità assoluta del governo è difendere i propri patrimoni e mantenere il controllo sul mare e sul territorio. Senza proteggere i diritti fondamentali dei tamil". Gli fa eco un cattolico di Panadura: "Il governo ha dato priorità allo sviluppo dell'industria turistica. Se andiamo nel nord [zona a maggioranza tamil e più colpita dal conflitto, ndr] si possono vedere ovunque cantieri e strade, ponti, ferrovie ed edifici in costruzione. Ma niente di tutto questo rientra nei progetti a favore delle vittime. Prima dobbiamo pensare agli esseri umani e alla loro dignità".

Una fonte locale, che ha scelto l'anonimato per motivi di sicurezza, rivela ad AsiaNews che "la maggioranza della popolazione non sa nemmeno che esiste una commissione speciale (Llrc) per i crimini di guerra". Il rapporto steso dalla Llrc, infatti, è disponibile solo online in lingua tamil e inglese. "Ma la maggior parte della gente - spiega - non usa internet e parla singalese. Il governo di prende gioco dei propri cittadini".

Su una popolazione di 21,6 milioni di persone, il 73,8% sono singalesi. I tamil sono l'8,5%. Le lingue nazionali sono il singalese e il tamil, parlati rispettivamente dal 74% e dal 18% della popolazione.