I Paesi della Primavera araba mettono il bavaglio a giornalisti e comici
L'unione dei giornalisti arabi denuncia continue minacce, arresti, indagini mirate e omicidi contro intellettuali, comici, reporter. I casi peggiori sono in Tunisia ed Egitto governati dagli islamisti. André Azzam, giornalista egiziano, analizza la situazione dei media post-Primavera araba. I Fratelli musulmani vogliono togliere agli egiziani anche il senso dell'umorismo.

Il Cairo (AsiaNews) - Nei Paesi della primavera araba i governi islamisti mettono il bavaglio ai media liberi, sorti proprio grazie alle rivoluzioni del 2011. In questi mesi, soprattutto in Tunisia - culla del movimento di rivolta - ed Egitto, si è assistito a una raffica di arresti, intimidazioni, minacce di morte contro giornalisti, comici, scrittori, intellettuali. I media liberi puntano il dito contro i governi guidati dai partiti affiliati ai Fratelli Musulmani - Ehnnada in Tunisia e Giustizia e Libertà in Egitto - che dopo aver cavalcato la rivoluzione utilizzano ora gli stessi metodi di censura dei regimi caduti proprio per il desiderio di maggiore libertà della popolazione.

Ieri in un incontro a Nouakchott, capitale della Mauritania, l'Unione dei giornalisti arabi (Arab Journalist Union, Aju) ha denunciato i governi dei loro Paesi che ostacolano la libertà di informazione con azioni legali mirate, ai limiti della dittatura. L'Aju sostiene che molti giovani reporter attivi in Tunisia ed Egitto sono stati perseguiti e incarcerati solo per aver criticato l'establishment politico islamista, che ha invece dato ampia libertà a network e canali televisivi salafiti.  In Tunisia, dopo la morte di Chokri Belaid, leader dell'opposizione non musulmana, centinaia di giornalisti, scrittori, intellettuali e operatori del settore si sono visti recapitare mandati di arresto e denunce. Gruppi affiliati ad Ennahda avrebbero anche stilato delle "liste di morte" riguardanti i reporter "troppo" critici.

I casi più eclatanti si sono verificati in Egitto, dove i Fratelli Musulmani hanno preso di mira oltre alla stampa libera, anche i programmi satirici sorti grazie alla ventata di libertà iniziata con la caduta di Mubarak. Nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo l'arresto e il rilascio su cauzione dello showman Bassem Youssef, reo di aver fatto ironia sul presidente Mohamed Morsi e sulle prediche degli imam salafiti, che dopo decenni di censura sono ormai onnipresenti con decine di canali satellitari.  

André Azzam, giornalista egiziano, sottolinea ad AsiaNews che purtroppo "quello di Youssef non è l'unico caso di censura avvenuto in Egitto", e aggiunge che "la satira, i programmi di approfondimento e analisi e gli spettacoli di intrattenimento sono una ventata di aria fresca,  ossigeno puro per gli egiziani desiderosi di respirare dopo 40 anni di regime. Non dobbiamo  dimenticare le tre principali rivendicazioni della rivoluzione del gennaio 2011 erano pane, libertà, giustizia sociale".

"Bassem Youssef - spiega Azzam -  sta avendo un impatto molto speciale, perché il suo programma al Bernameg si basa esclusivamente sulla comicità, sul mettere allegria. Con la sua ironia, l'ex cardiologo soddisfa una caratteristica dell'animo del popolo egiziano: il senso dell'umorismo". Il giornalista cita il "nokat" aneddoti e barzellette che da sempre aiutano la popolazione a superare i momenti più difficili della loro vita. Come altri colleghi Youssef non attacca mai le persone e non cerca nemmeno di demolire la loro figura. Egli ride delle gaffe e aiuta le persone ad evadere e guardare con occhi diversi la situazione del nostro Paese".   Per Azzam la popolazione ha bisogno di queste figure perché forniscono loro coraggio, in un clima di tensione che aumenta ogni giorno. Un esempio sono i recenti attacchi contro i cristiani copti da parte degli islamisti, costati diversi morti e centinaia di feriti.

Il giornalista nota che, oltre al comico, altri otto personaggi dello spettacolo e del mondo della satira hanno subito minacce, arresti, processi e omicidi. Essi sono: Ibrahim Issa, fondatore del popolare settimanale Al-Dustour; Amr Adib, noto presentatore televisivo e ideatore e conduttore del talk-show El Qahira El Yawm;  Wael al Ibrashi, noto volto del programma di approfondimento The Truth, sulla tv privata Dream TV;  Yousri Foda, giornalista investigativo e creatore di Akhir Kalam (Final Word);  Al Hussayny, giornalista egiziano rimasto ucciso nelle manifestazioni contro i Fratelli Musulmani del 5 dicembre 2012;  Rim Magued, giornalista e scrittrice del settimanale al-Ahram Hebdo; Hala Sarhan, fra le più famose presentatrici televisive egiziane già costretta all'esilio sotto il regime di Mubarak e ora di nuovo sotto tiro da parte degli islamisti; Lamia al Hadidi archeologa e storica dell'arte anch'essa presa di mira dai salafiti per la sua strenua difesa dei beni culturali egiziani. (S.C.)