Papa: la Chiesa deve costruire ponti e non muri, deve ascoltare tutti, anche coloro che sono lontani
Durante la messa celebrata questa mattina, Francesco ricorda "quando bambino si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: 'No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!'. Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare. Adesso - grazie a Dio - no, non si dice quello, no? Non si dice quello no? Non si dice! C'era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Il cristiano e la Chiesa debbono essere "costruttore di ponti e non di muri", avere coscienza che evangelizzare non è fare proselitismo, ma è "attrazione" a Gesù con la propria vita e testimonianza. Si tratta, in definitiva, di fare come Gesù, che "ha parlato con tutti" con i peccatori, i pubblicani, i dottori della legge, senza chiudere la porta davanti a nessuno.

L'ha detto papa Francesco nel corso della messa celebrata questa mattina nella Casa Santa Marta. Il Papa, riferisce la Radio Vaticana, ha ribadito che il cristiano che vuole annunciare il Vangelo deve dialogare con tutti, sapendo che nessuno possiede la verità, perché la verità si riceve dall'incontro con Gesù.

I cristiani di oggi siano dunque come Paolo che, parlando ai greci nell'Areopago, costruì ponti per annunziare il Vangelo senza condannare nessuno. Un atteggiamento "coraggioso" che "si avvicina di più al cuore" di chi ascolta, "cerca il dialogo". Per questo l'Apostolo delle genti fu davvero un "pontefice, costruttore di ponti" e non "costruttore di muri". Questo, ha aggiunto, ci fa pensare all'atteggiamento che sempre deve avere un cristiano. "Un cristiano deve annunziare Gesù Cristo in una maniera che Gesù Cristo venga accettato, ricevuto, non rifiutato. E Paolo sa che lui deve seminare questo messaggio evangelico. Lui sa che l'annunzio di Gesù Cristo non è facile, ma che non dipende da lui: lui deve fare tutto il possibile, ma l'annunzio di Gesù Cristo, l'annunzio della verità, dipende dalla Spirito Santo. Gesù ci dice nel Vangelo di oggi: 'Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità'. Paolo non dice agli ateniesi: 'Questa è la enciclopedia della verità. Studiate questo e avrete la verità, la verità!'. No! La verità non entra in una enciclopedia. La verità è un incontro; è un incontro con la Somma verità: Gesù, la grande verità. Nessuno è padrone della verità. La verità si riceve nell'incontro".

Come san Paolo che ha seguito "l'atteggiamento di Gesù", "il cristiano che vuol portare il Vangelo deve andare per questa strada: sentire tutti! Ma adesso è un buon tempo nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perché io ricordo quando bambino si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: 'No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!'. Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare. Adesso - grazie a Dio - no, non si dice quello, no? Non si dice quello no? Non si dice! C'era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti. Primo: Paolo ha questo atteggiamento, perché è stato l'atteggiamento di Gesù. Secondo: Paolo è consapevole che lui deve evangelizzare, non fare proseliti".

La Chiesa, come ha insegnato Benedetto XVI, "non cresce nel proselitismo", ma "cresce per attrazione, per la testimonianza, per la predicazione". E Paolo aveva proprio questo atteggiamento: annuncia non fa proselitismo. E riesce ad agire così perché "non dubitava del suo Signore". "I cristiani che hanno paura di fare ponti e preferiscono costruire muri - ha avvertito - sono cristiani non sicuri della propria fede, non sicuri di Gesù Cristo". I cristiani invece, è stata la sua esortazione, facciano come Paolo e inizino "a costruire ponti e ad andare avanti". "Paolo ci insegna questo cammino di evangelizzare, perché lo ha fatto Gesù, perché è ben consapevole che l'evangelizzazione non è fare proselitismo: è perché è sicuro di Gesù Cristo e non ha bisogno di giustificarsi e di cercare ragioni per giustificarsi. Quando la Chiesa perde questo coraggio apostolico diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella, tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle periferie, qui dove sono tante persone vittime dell'idolatria, della mondanità, del pensiero debole... tante cose. Chiediamo oggi a San Paolo che ci dia questo coraggio apostolico, questo fervore spirituale, di essere sicuri. 'Ma, Padre, noi possiamo sbagliarci'.... 'Avanti, se ti sbagli, ti alzi e avanti: quello è il cammino'. Quelli che non camminano per non sbagliarsi, fanno uno sbaglio più grave. Così sia".