Papa: la vera preghiera è quella in nome di Gesù, ci fa uscire da noi stessi e ci apre al Padre e ai fratelli più bisognosi
Celebrando la messa di oggi, Francesco osserva che tante volte ci annoiamo nella preghiera, che non è chiedere questo o quello, ma è "l'intercessione di Gesù, che davanti al Padre gli fa vedere le sue piaghe". "Se noi non riusciamo ad uscire da noi stessi verso il fratello bisognoso, verso il malato, l'ignorante, il povero, lo sfruttato, se noi non riusciamo a fare questa uscita da noi stessi verso quelle piaghe, non impareremo mai la libertà che ci porta nell'altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù.

Città del Vaticano (AsiaNews) - La vera preghiera è quella rivolta al Padre in nome di Gesù, una preghiera che ci fa uscire da noi stessi e ci apre al Padre e ai fratelli più bisognosi, quelli che "portano ancora la Croce e ancora non hanno vinto, come ha vinto Gesù". E' l'insegnamento che papa Francesco trae dal passaggio del Vangelo nel quale Gesù dice: "Se chiederete qualcosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà", letto per la messa celebrata come ogni mattina nella Casa Santa Marta, presenti alcuni agenti della Gendarmeria vaticana e un gruppo di giornalisti argentini con le loro famiglie.

Nelle parole di Gesù, ha evidenziato il Papa nell'omelia, della quale la Radio vaticana ha diffuso una sintesi, "c'è qualcosa di nuovo, qualcosa che cambia: è una novità nella preghiera. Il Padre ci darà tutto, ma sempre nel nome di Gesù". Il Signore ascende al Padre, entra "nel Santuario del cielo", apre le porte e le lascia aperte perché "Lui stesso è la porta" e "intercede per noi", "fino alla fine del mondo", come un sacerdote. "Lui prega per noi davanti al Padre. A me è sempre piaciuto, questo. Gesù, nella sua resurrezione, ha avuto un corpo bellissimo: le piaghe della flagellazione, delle spine, sono sparite, tutte. I lividi dei colpi, sono spariti. Ma Lui ha voluto avere sempre le piaghe, e le piaghe sono precisamente la sua preghiera di intercessione al Padre: 'Ma ... guarda ... questo Ti chiede nel nome mio, guarda!'. Questa è la novità che Gesù ci dice. Ci dice questa novità: avere fiducia nella sua passione, avere fiducia nella sua vittoria sulla morte, avere fiducia nelle sue piaghe. Lui è il sacerdote e questo è il sacrificio: le sue piaghe. E questo ci da fiducia, eh?, ci da il coraggio di pregare".

Tante volte ci annoiamo nella preghiera, che non è chiedere questo o quello, ma è "l'intercessione di Gesù, che davanti al Padre gli fa vedere le sue piaghe". "La preghiera verso il Padre in nome di Gesù ci fa uscire da noi stessi; la preghiera che ci annoia è sempre dentro noi stessi, come un pensiero che va e viene. Ma la vera preghiera è uscire da noi stessi verso il Padre in nome di Gesù, è un esodo da noi stessi".

Ma come "possiamo riconoscere le piaghe di Gesù in cielo?". "Dov'è la scuola dove si impara a conoscere le piaghe di Gesù, queste piaghe sacerdotali, di intercessione? C'è un altro esodo da noi stessi verso le piaghe dei nostri fratelli: dei nostri fratelli e delle nostre sorelle bisognosi". "Se noi non riusciamo ad uscire da noi stessi verso il fratello bisognoso, verso il malato, l'ignorante, il povero, lo sfruttato, se noi non riusciamo a fare questa uscita da noi stessi verso quelle piaghe, non impareremo mai la libertà che ci porta nell'altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù. Ci sono due uscite da noi stessi: una verso le piaghe di Gesù, l'altra verso le piaghe dei nostri fratelli e sorelle. E questa è la strada che Gesù vuole nella nostra preghiera".

"Questo - ha concluso il Papa - è il nuovo modo di pregare: con la fiducia, il coraggio che ci dà sapere che Gesù è davanti al Padre facendogli vedere le sue piaghe, ma anche con l'umiltà di quelli che vanno a conoscere, a trovare le piaghe di Gesù nei suoi fratelli bisognosi" che "portano ancora la Croce e ancora non hanno vinto, come ha vinto Gesù".