Elezioni in Pakistan: vince Nawaz Sharif, Paul Bhatti ammette la sconfitta
Il politico cattolico definisce “brutale” la perdita di consensi dei popolari. Sul voto hanno pesato “la situazione economica, energetica e della sicurezza”. Egli assicura di continuare la battaglia per i diritti delle minoranze. Presunti brogli non mettono in discussione il risultato. Vescovo di Islamabad: il prossimo governo porti “pace e armonia”.

Islamabad (AsiaNews) - L'ex premier Nawaz Sharif, leader della Pakistan Muslim League-Nawaz (Pml-N) ha vinto le elezioni generali dell'11 maggio, in cui si votava per il rinnovo del Parlamento e delle quattro assemblee provinciali (Khyber Pakhtunkhwa, Punjab, Sindh e Bluchistan). In queste ore la Commissione elettorale pakistana (Ecp) è riunita per valutare le denunce di brogli e irregolarità; supporter e personalità della scena politica sono scesi in piazza per contestare i risultati, diffondendo in internet immagini di presunte "manipolazioni". Inoltre, molti leader di priamo piano e politici di lungo corso avrebbero perso il posto in Parlamento. Tuttavia, come ammette il cattolico Paul Bhatti - esponente del Partito popolare pakistano (Ppp), principale forza politica del governo uscente e sconfitto alle urne - la scelta del popolo è chiara e ha premiato "in modo netto il partito di Sharif" a dispetto di accuse e illazioni.

In attesa dei dati ufficiali, Sharif ha già ricevuto le congratulazioni di alcuni leader mondiali fra i quali il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il premier indiano Manmohan Singh, che auspica una stretta collaborazione col nuovo governo pakistano. Guida del Pml-N, sarà per la terza volta Primo Ministro del Pakistan, dopo essere stato deposto alla fine degli anni '90 da un colpo di mano dei militari. Il partito dovrebbe conquistare circa 130 seggi in Parlamento, che permetteranno - col sostegno di alcuni movimenti minori - di raggiungere facilmente la maggioranza relativa di 137. Un successo che desta timori e paure fra le minoranze religiose, visto il legame stretto del partito con la frangia più radicale e islamista della nazione.

Imran Khan, ex campione di cricket e volto nuovo della politica pakistana, leader del Justice Party (Pti) dovrebbe essere la seconda forza del Paese e ha già assicurato una "opposizione onesta" e costruttiva. Terzo il partito di maggioranza uscente Pakistan People's Party (Ppp). Il Pti e il Ppp dovrebbero ottenere una trentina di seggi a testa in Parlamento, anche se il numero esatto verrà diffuso solo dopo l'annuncio ufficiale della Commissione elettorale. Il dato relativo all'affluenza è del 60% circa, in aumento rispetto al 44% del 2008 alle precedenti elezioni.

Interpellato da AsiaNews Paul Bhatti, ex ministro per l'Armonia nazionale e fratello di Shahbaz, massacrato dai fondamentalisti islamici nel marzo 2011 quando era ministro per le Minoranze, esponente del Ppp, ammette la sconfitta del proprio partito. "La perdita di consensi registrata - commenta - è brutale, così come è netta la vittoria del partito di Sharif. Questo a dispetto di denunce di brogli, che possono esserci anche stati da qualche parte. In ogni elezione ci sono state accuse di malfunzionamenti, ma in questo caso il risultato è netto".

Per spiegare la sconfitta del partito di governo uscente, egli parla di "risentimento" nell'opinione pubblica per i problemi annosi e irrisolti, fra cui la sicurezza, la crisi energetica e la disoccupazione montante, cui si unisce il terrorismo e la violenza interna. "Il nostro era un governo debole - continua - alleato con molti partiti e mancava di concordia. In campagna elettorale abbiamo subito minacce e in passato abbiamo perso leader importanti, fra cui mio fratello Shahbaz, ucciso dagli estremisti". Paul Bhatti non intende abbandonare la scena politica e annuncia le prossime battaglie, che promuoverà assieme alla sua associazione Apma (All Pakistan Minorities Alliance): un sistema elettorale diverso per le minoranze (dual vote), piena integrazione in seno alla comunità e una lotta agli abusi connessi alle leggi sulla blasfemia. E al nuovo governo chiede di affrontare tre priorità: ordine e sicurezza, economia e crisi energetica.

Per il vescovo di Islamabad/Rawalpindi mons. Rufin Anbthony "le elezioni hanno mostrato un passaggio regolare dei poteri da un governo all'altro, secondo i principi della democrazia". "Abbiamo pregato per il Pakistan - aggiunge - ed è bello aver visto candidati cristiani partecipate al voto, sebbene non abbiano avuto molto successo. Ma qui conta essere parte del sistema". Il prelato auspica e prega perché "il prossimo governo sia capace di portare pace e armonia nel Paese". Faisal Khattak, analista politico musulmano, non si mostra sorpreso per i risultati che hanno colpito chi, nel recente passato, non è riuscito a imprimere una svolta tanto nell'economia, quanto nella società pakistana, con una menzione particolare "per la gente di Karachi", che non si è fatta intimorire dalle violenze. "Si vede un'onda che si muove per il cambiamento - conclude - la gente si è alzata in piedi e intende lottare per il Pakistan". (DS)

Ha collaborato Jibran Khan