La minaccia islamista divide l'Ue, centinaia di europei aderiscono al jihad contro Assad
Il sostegno armato alle parti in conflitto in Siria minaccia la stabilità non solo del Medio Oriente, ma anche dell'Europa. La Russia invia batterie anti-aree ad Assad. I ministri degli Esteri di Olanda e Belgio denunciano la presenza di loro cittadini, anche adolescenti, nelle brigate jihadiste siriane. Essi potrebbero compiere atti terroristi nei loro Paesi.

Damasco (AsiaNews) - La seduta dei giorni scorsi del Parlamento europeo sul rinnovo del bando delle armi ai ribelli siriani ha fatto emergere gravi divisioni interne all'Ue. Francia e Gran Bretagna affermano sui media di essere pronte al sostegno militare dei ribelli, ma si scontrano con il resto dei Paesi dell'Unione. In questi mesi, Olanda, Belgio, Irlanda e altri Paesi dell'Unione hanno depositato inquietanti  rapporti provenienti dal territorio siriano. Essi mostrano come diversi cittadini europei avrebbero lasciato lavoro e famiglie per il jihad contro Assad. Tale problema è stato denunciato anche da funzionari britannici e francesi.     

Secondo dati Ue oltre 500 cittadini europei sono attualmente in Siria a fianco delle milizie islamiste. Di questi almeno cento guerriglieri sono partiti dai Paesi Bassi. In febbraio le testimonianze parlvano solo di alcune decine. Ciò ha spinto Frans Timmermans, ministro olandese degli Affari Esteri, e il suo omologo belga  Didier Reynders a esprimere serie preoccupazioni su questo trend, troppo sottovalutato dai media occidentali e dalla stessa Ue. "Questi giovani faranno ritorno in patria traumatizzati e dopo aver subito un totale lavaggio del cervello" hanno dichiarato i due ministri ad un incontro internazionale. Secondo i due diplomatici "essi saranno una potenziale minaccia per i Paesi europei".

In marzo una televisione olandese ha raccontato la storia di Rogier, ragazzo di 26 anni, convertitosi nel 2011 all'islam grazie a internet. Prima di partire il giovane aveva registrato un video dove spiegava ai genitori le ragioni del suo gesto: "Non riesco più a vedere i miei fratelli decapitati e le mie sorelle violentate  andare in Siria è un mio dovere". In Olanda sono già diverse decine le famiglie che chiedono al Ministero degli esteri e alle organizzazioni internazionali indicazioni su come ripotare indietro i loro figli. Un caso analogo a quello di Rogier è emerso in Belgio, dove un padre (anonimo per motivi di sicurezza) ha varcato il confine siriano attraverso la Turchia per chiedere a un capo ribelle notizie di suo figlio.

Il 10 giugno si terrà a Ginevra una conferenza per cercare una soluzione diplomatica della guerra siriana a cui parteciperanno anche membri del regime. Tuttavia l'argomento principale delle agende dei governi occidentali e di Mosca resta ancora il sostegno militare delle parti in conflitto.

In risposta a un possibile sostegno armato ai ribelli da parte di Gran Bretagna e Francia, ieri, la Russia ha annunciato l'invio di nuove batterie anti-aree destinate al regime di Bashar al-Assad. Per Nicole Gaouette, analista statunitense di Bloomberg, tale approccio minaccia la fragile stabilità del Libano, dell'Iraq e di altri Paesi del Medio Oriente, ma avrà conseguenze radicali anche in Europa. A Beirut, Tripoli e Sidone in meno di una settimana 23 persone sono morte in scontri armati fra sunniti e sciiti. Ieri a Baghdad, una serie di attentati ha ucciso 58 persone. Nel solo mese di maggio le vittime sono già 450. (S.C.)