Istanbul, quarto giorno di proteste contro Erdogan
Nella notte scontri nel quartiere Besiktas. Ieri i dimostranti hanno marciato verso gli uffici di Erdogan a Istanbul e Ankara chiedendo le sue dimissioni. Almeno 1770 sono stati arrestati, molti giĆ  rilasciati. Le cifre ufficiali parlano di 58 feriti fra i civili e 115 poliziotti. Alcuni civili hanno perso la vista, colpiti da proiettili di gomma. La Nato e la Ue domandano moderazione e dialogo.

Istanbul (AsiaNews/Agenzie) -  Per il quarto giorno consecutivo, vi sono proteste e manifestazioni a Istanbul e Ankara contro il governo di Tayyep Erdogan accusato di essere un dittatore e un soffocante islamista.

Questa notte, fino a stamattina presto vi sono stati scontri fra la polizia e migliaia di dimostranti nel quartiere Besiktas. Nei giorni scorsi i poliziotti hanno cercato di eliminare le manifestazioni con l'uso massiccio di gas lacrimogeni, violenze, proiettili di gomma e idranti. Il ministro degli interni, Muammer Guler ha detto che almeno 1700 persone sono state arrestate, anche se molte di loro sono state già rilasciate. Le cifre ufficiali parlando di 58 feriti fra i civili e 115 fra i membri della pubblica sicurezza, ma gruppi per i diritti umani dicono che il numero dei civili colpiti è molto più alto - fino a 500 -  e alcuni di loro hanno perso la vista, colpiti da proiettili di gomma. Moschee, negozi, università si sono trasformate in ospedali di emergenza per curare i feriti.

Le dimostrazioni hanno avuto inizio al Gezi Park, uno dei pochi luoghi verdi della città vicino alla centrale piazza Taksim, dove il governo ha deciso di tagliare gli alberi e costruire un centro commerciale. La protesta in difesa del verde cittadino è divenuta una valanga di opposizione verso la politica di Erdogan, i suoi progetti neo-ottomani che vogliono rendere la Turchia un modello per il mondo islamico, potenziando economia, consumi e regole islamiche.

"Non è più solo riguardo al Gezi Park - ha dichiarato un giovane manifestante di Ankara. È un movimento contro il governo che interferisce sempre di più nella nostra vita privata".

Ieri i dimostranti hanno marciato verso gli uffici del premier a Istanbul e Ankara gridando alle sue dimissioni.

Erdogan viene pure accusato di avere la mano pesante verso i suoi oppositori: kurdi, giornalisti, militari, gruppi laici.

Gli alleati Nato della Turchia hanno chiesto al premier di esercitare moderazione. Catherine Ashton, capo della politica estera dell'Unione europea, in una dichiarazione ha condannato "lo sproporzionato uso della forza" della polizia turca e ha chiesto che si aprano sessioni di dialogo per trovare una soluzione pacifica.