Teheran, la pallavolo scatena la protesta contro gli ayatollah
La Nazionale femminile partecipa per la prima volta nei Mondiali della Federazione e, a sorpresa, vince incontri importanti. La televisione di Stato decide di mandare le partite in diretta, ma i religiosi protestano per “l’immoralità” delle divise delle atlete (avversarie) e dei vestiti delle tifose. E i produttori rispondono per le rime.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Mentre la Nazionale maschile iraniana di pallavolo batte a sorpresa la rappresentativa cubana, la compagine femminile scatena un dibattito nel Paese che vede contrapposti i conservatori sostenuti dagli ayatollah e i moderati, appoggiati dal grande pubblico. La decisione di trasmettere in diretta le partite della squadra, che ha per la prima volta partecipato ai Mondiali di categoria, ha infatti dato il via a una serie di proteste da parte dei religiosi.

Il settimanale ultraconservatore Ya Lessarat ha pubblicato ieri un editoriale in cui attacca l'emittente Irib (Islamic Republic of Iran Broadcasting), colpevole a suo dire di condotta scandalosa: "Le regole sono chiare. La televisione deve tagliare le immagini di coloro che indossano vesti non islamiche e provocatrici, non mandarle in onda come se niente fosse. Questo modo di comportarsi deve finire al più presto". Ali Motahari, deputato conservatore di Teheran, si è aggiunto al coro chiedendo un'indagine parlamentare sull'accaduto.

La questione è però complessa. Da una parte c'è il fatto che la competizione si sta svolgendo in Sardegna in piena estate, e quindi il pubblico femminile è vestito in maniera leggera; dall'altra va considerato che Teheran non può imporre alle Nazionali straniere un abbigliamento conforme al Corano. Infine è impensabile che l'emittente possa trasmettere una partita senza far vedere l'avversario. Le vittorie conquistate dalle iraniane - vestite secondo i precetti islamici (v. foto) - contro la Serbia e l'Italia hanno fatto il resto: la popolazione ha iniziato a seguire la propria squadra con entusiasmo.

Ezzatollah Zarghami, direttore della Irib, ha risposto oggi alle critiche: "Nelle trasmissioni in diretta, o con una differita minima, non possiamo fare nulla. L'unica soluzione è quella di non trasmettere del tutto le competizioni, ma in questo modo non faremo altro che spingere i telespettatori sui canali satellitari". Inoltre, questo fine settimana arriva la partita contro Cuba: "Se gli ayatollah lo desiderano - ha concluso Zarghami - posso cercare di negoziare con la controparte e chiedere loro di vestire atlete e spettatrici dal collo fino ai piedi per risolvere il problema".