Dalla Gmg di Rio partono i giovani per la missione "oltre i confini"
di Piero Facci*
Carità, solidarietà, aiuto ai poveri sono alcuni elementi che hanno fatto nascere nuove congregazioni e istituti in Brasile. Ma il papa intende la carità come un'espressione dell'evangelizzazione. La fede in Gesù Cristo è il dono più grande da condividere. E molti giovani stanno decidendo di diventare missionari per tutta la vita.

Rio de Janeiro (AsiaNews) - Una delle parole chiavi di Papa Francesco alla Gmg di Rio è stata solidarietà, ma tutti i momenti hanno spinto alla missione e alla vocazione missionaria.

Il pontefice ha citato il valore della solidarietà come testimonianza  tipica del popolo brasiliano. Anche se per l´America Latina i problemi sociali sono sempre grandi e le sfide in questo campo  immani, le lezioni di solidarietá di questo popolo non mancano, anzi, con la sua caratteristica cultura dell´accoglienza, la Chiesa sempre si distingue per il suo aiuto ai poveri. Anche le nuove comunitá di consacrati sorte in questi ultimi anni lo stanno a dimostrare. Cito alcune: Toca de Assis, che letteralmente vuol dire "la tana di Assisi", che associa l´impegno dell´adorazione eucaristica all´adorazione del Cristo nei fratelli piú abbandonati, l´Alleanza di misericordia, la Missione eucaristica voce dei poveri, la Missione Betlemme e tante altre sorte in questo tempo ispirandosi al carisma di San Francesco.  

Queste comunità erano molto presenti alla GMG, tutte con il loro abito, simile al saio francescano povero e grezzo. Senz´altro questi esempi sono giunti al cuore del Papa che ha citato, con una frase popolare, l´impegno anche della gente comune nell´aiutare gli altri, suscitando un onda comprensibile di simpatia:  " Voi siete sempre pronti a 'colocar mais água no feijão' ", "aggiungere più acqua alla zuppa di fagioli", che vuol dire saper aggiungere un posto a tavola quando c´é bisogno. Ed é proprio la solidarietá che é capace di costruire quella nuova cultura dell´incontro, e che genera prossimitá, relazione, incontro, una cultura capace di sconfiggere quell´idolatria del denaro che disumanizza l´uomo. Parole di papa Francesco. Un messaggio molto forte dunque, un vero apppello ai giovani.

Ma il papa ha detto anche un´altra cosa importante, e cioé che la fede é tanto piú viva quanto piú si comunica agli altri. Rieccheggiano le parole di Giovanni Paolo II nella Redemptoris missio, "è donando la fede che si cresce". Nella stessa enciclica Giovanni Paolo II ricordava che il bene piú grande da comunicare é Gesú Cristo, e che questo é il servizo piú grande che possiamo dare all´umanitá. Allora perché non coniugare solidarietá e missione? La maggior solidarietá che possiamo dimostrare all´altro é proprio quella di comunicare la fede attraverso la caritá. Ed é questo il grande appello di papa Francesco alla Messa conclusiva di invio. Portare la Parola di Dio nel mondo, senza paure, andando alle periferie dell´umanitá a partire dai piú poveri e esclusi. Ed ha citato il beato José de Anchieta, il missionario gesuita che a soli 19 anni lasció il Portogallo per venire qui in Brasile a condividere la fede. Come allora non partire anche dal Brasile e da qualunque altra nazione per andare, senza paura appunto, per far discepoli tra le nazioni?

Il messaggio é stato recepito positivamente. Difatti allo stand della Chiesa che soffre dove mi trovavo, centinaia di giovani si sono avvicinati a noi missionari, hanno sfogliato le nostre riviste e giornali, hanno potuto conoscere da vicino il nostro carisma e sopratutto si sono lasciati  mettere in crisi da un grande banner che campeggiava nello stand con le foto e i nomi dei martiri.  Uno di loro, cileno, si é avvicinato e mi ha chiesto, "Padre come faccio per diventare missionario? Questa GMG mi ha mostrato chiaramente che questo é il mio cammino".  Alla sera della vigilia , ero  seduto anch´io sulla sabbia di Copacabana parlavo con un ragazzo di Milano, appena laureato in medicina, che a settembre entrerá in seminario per diventare missionario.  Altri invece sentono un dovere di evangelizzare nella loro terra, con un impegno piú effettivo in parrocchia o nel movimento di cui fanno parte. Nello stand della Chiesa che soffre una testimonianza, che é stata poi proiettata alla vigilia, ha particolarmente scosso i cuori. Un missionario reduce dalla guerra in un Paese africano diceva che proprio durante il conflitto armato solo tre gruppi di persone risucivano ad entrare nei villaggi con la gente: i medici, i 'malucos' (pazzi) e i missionari.

Alla cerimonia di benvenuto, all´inizio della settimana della Gmg il papa diceva: "Andate, fate discepoli; andate oltre i confini di ciò che è umanamente possibile e generate un mondo di fratelli". Al congedo finale, prima di salire sull´aereo: "Molti di voi sono venuti in questo pellegrinaggio da discepoli; non ho alcun dubbio che tutti ora partono da missionari per proclamare la Buona Novella, nelle grandi città e nei piccoli centri, nelle campagne e in tutti i luoghi di questo nostro vasto mondo... Cristo sta preparando una nuova primavera in tutto il mondo. Io ho visto i primi risultati di questa semina, altri gioiranno con il ricco raccolto!".

Allora missione compiuta? Sí e no. Sì per gli appelli fatti, ma adesso bisogna agire e far diventare realtá tutto ció che é stato detto, cantato, danzato, adorato e pregato. Andate dunque, senza paura, in tutto il mondo,  per servire.

* Missionario Pime in Brasile, direttore di Mundo e Missao