'Rivolta' in Iran, Rohani propone nel suo esecutivo tecnici e filo-occidentali
Oggi si tiene in Parlamento il voto per approvare il Gabinetto del nuovo presidente. Fra i funzionari proposti da lui vi sono una donna e un famoso petroliere vicino all’opposizione dell’Onda verde. I membri del gabinetto hanno tutti studiato all’estero, molti negli Stati Uniti.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Ex ambasciatori all'Onu, manager di fama internazionale e personaggi con stretti legami con gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali: sono alcune delle caratteristiche dei membri del nuovo gabinetto di governo scelti dal presidente Hassan Rohani. Oggi il Parlamento voterà l'approvazione dei nomi proposti. Secondo l'agenzia Fars, almeno l'80% dei parlamentari è con la linea Rohani. In questi giorni ben 148 deputati hanno chiesto di presentare un discorso in suo favore. Solo 18 politici conservatori hanno presentato testi con posizioni contrarie al Gabinetto e al programma di riforme. 

Fra le nomine più apprezzate dalla comunità internazionale vi è la quella di Elham Aminzadeh, avvocato e donna, che diventerà vice-presidente degli Affari legali. La donna, con un passato da ambasciatrice alle Nazioni Unite, ha studiato diritto internazionale presso l'Università di Glasgow, con una tesi di dottorato intitolata "Le Nazioni Unite, la pace e la sicurezza internazionale: Un'analisi giuridica e pratica". Attualmente la Aminzadeh è assistente di diritto pubblico presso l'Università di Teheran. In una conferenza stampa tenutasi lo scorso 12 agosto, lo stesso presidente ha affermato che la donna è stata scelta per la sua profonda competenza in materia giuridica.

La Aminzadeh è solo uno dei tecnici con provate capacità e studi all'estero proposte dal nuovo presidente. La maggior parte di essi ha servito durante i governi moderati di Akbar Hashemi Rafsanjani e Mohammad Khatami.

Tuttavia la frangia estremista non sarebbe d'accordo con Rohani su diversi dei ministri presentati. Uno di essi è Bijan Zanganeh, scelto come ministro del Petrolio. Egli è considerato uno dei migliori manager del settore petrolifero, principale risorsa economica del Paese, ma allo stesso tempo è inviso ai conservatori per i suoi legami con i leader dell'opposizione: Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi. Entrambi sono in carcere dal 2009, dopo le proteste di piazza che portarono milioni di persone a manifestare contro l'allora presidente Ahmadinejad.

Un altro personaggio famoso per le sue capacità è Mohammad Javad Zarif, proposto come ministro degli Esteri. Per sei anni è stato ambasciatore Onu in Iran ed è ben noto a New York e nei circoli di Washington come un diplomatico capace ed onesto. Il futuro capo di Stato maggiore Mohammad Nahavandian sarà invece il ponte fra l'ala moderata e quella più in linea con i conservatori. L'uomo ha una formazione tradizionale islamica e un dottorato di ricerca in economia negli Stati Uniti. Dopo la rivoluzione del '79 Nahavandian è riuscito a farsi strada all'interno del sistema teocratico degli Ayatollah senza per questo rinunciare alle sue posizione. Secondo gli analisti il futuro capo di Stato maggiore ha rapporti di fiducia sia con le autorità religiose che con i politici più riformisti.

Nel suo discorso di insediamento, Rohani ha promesso di combattere l'elevata inflazione e la disoccupazione, perseguire una politica estera più "costruttiva" e consentire maggiori libertà sociali rispetto al suo intransigente predecessore Mahmoud Ahmadinejad. "Il vostro voto di fiducia ai ministri - ha affermato di recente in un discorsi al Parlamento - non è solo un voto per le persone, è un voto per l'intero governo e dei suoi futuri programmi".