Nunzio a Damasco: È in atto un’escalation della guerra. L’Onu chiede chiarezza sugli attacchi chimici
Mons. Mario Zenari ad AsiaNews: “Da ieri sono ore decisive per Damasco”. Colpito anche un convento francescano, ferito un sacerdote siro-cattolico. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: “Seguiamo in maniera costante la situazione”.

Damasco (AsiaNews) - Per mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, da ieri sono cominciate "ore decisive" per Damasco, che fanno supporre un'escalation del conflitto che da oltre due anni infiamma la Siria. "Fin dal primo mattino sono scoppiati razzi e obici - almeno 40 - anche nella città vecchia. Il convento dei francescani a Bab Touma è stato colpito e anche un sacerdote siro-cattolico, che era venuto in città, è stato ferito ed è ora è ricoverato all'ospedale".

Per il rappresentante pontificio la guerra in Siria si sta complicando sempre di più e una soluzione sembra molto difficile. "Un biblista una volta mi ha spiegato che se uno si incammina nel deserto e si perde, o riesce a ritrovarsi entro tre giorni, oppure è destinato a morire: perché con i viveri e l'acqua che ha con sé è impossibile tornare indietro. Questa guerra dura ormai da due anni e mezzo - altro che tre giorni - e trovare una soluzione sembra quasi impossibile. Anche tornare indietro è impossibile. La situazione si ingarbuglia sempre di più, con attacchi e violenze sempre più grandi".

L'ultimo episodio di efferata violenza è denunciato dall'opposizione, secondo cui  nei bombardamenti di ieri alla periferia di Damasco si sono usate armi chimiche, che hanno portato alla morte circa mille persone, compresi molte donne e bambini. I ribelli hanno diffuso on-line alcuni video amatoriali che mostrano serie di corpi avvolti nel sudario, senza alcuna segno di ferite o sangue, allineati sul pavimento. Altre immagini mostrano vittime - compresi bambini - con convulsioni, schiuma alla bocca, vertigini e sintomi da soffocamento.

Per l'opposizione le immagini sono un prova ulteriore che il governo siriano usa gas nervino per distruggere gli avversari. L'accusa è importante perché proprio in questi giorni a Damasco è presente un gruppo di investigatori dell'Onu che deve verificare altre accuse sull'uso di armi chimiche ad Aleppo. In più, Francia e Gran Bretagna, e soprattutto gli Stati Uniti hanno dichiarato più volte che l'uso di armi chimiche è la "linea rossa" che se superata, farebbe scattare rappresaglie e nuove sanzioni contro il governo siriano, oltre ad un appoggio militare più solido per l'opposizione.

Il governo di Damasco ha rifiutato le accuse e attribuisce all'opposizione l'uso di armi chimiche, bollando come una messinscena  i filmati prodotti. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu, in seduta di emergenza, ha chiesto ieri sera che "si faccia presto chiarezza" e che "la situazione sia seguita in modo costante". In tutti questi mesi governo e ribelli si sono accusati a vicenda per l'uso di armi chimiche, ma nessuno è mai riuscito a giungere a qualche risultato certo sulle responsabilità.