Kenya, 30 mesi di carcere a una cinese per contrabbando di avorio
È la prima seria condanna nel Paese depredato dell'oro bianco. L'alta domanda di avorio sul mercato nero mette in serio pericolo elefanti e rinoceronti in tutta l'Africa centrale. Le prime timide reazioni di Nairobi di fronte al dramma del contrabbando.

Nairobi (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità kenioti hanno condannato a 2 anni e mezzo di carcere Chen Bimei, 30enne cinese sorpresa il 14 agosto scorso nell'aeroporto di Nairobi con una valigia piena di avorio, l''oro bianco' usato per gioielli, ma anche nella medicina cinese. La donna, fermata prima di imbarcarsi su un volo per Hong Kong, aveva già scontato 31 mesi di reclusione in Kenya per contrabbando. 

La sentenza emanata ai danni di Chen Bimei è forse la più pesante inflitta per contrabbando di avorio da molti anni a questa parte  "È stato creato un precedente - spiega il portavoce del Kenya Wildlife Servive, Paul Udoto - è un segnale di cambiamento, il nostro sistema giudiziario si sta risvegliando e prendendo coscienza del danno arrecato al patrimonio animalistico del Paese".

La caccia di elefanti e rinoceronti ha registrato un sensibile aumento negli ultimi anni, ma finora le autorità dei Paesi africani avevano sempre mantenuto un atteggiamento piuttosto flessibile nei confronti dei bracconieri e dei contrabbandieri di 'oro bianco'. Nel marzo scorso, una corte keniota ha inflitto una sanzione di 350 dollari a un cittadino cinese scoperto con almeno 400 pezzi di avorio grandi quanto un dito; una cifra irrisoria se si considera che sul mercato nero il prezzo è fissato a 2500 dollari al chilo.

Nell'arco del 2012, il bracconaggio in Kenya ha ucciso 384 elefanti su una popolazione complessiva di 35mila; 289 in più rispetto al 2011. Dall'inizio del 2013 gli esemplari uccisi sono invece più di 160, mentre i cacciatori di frodo arrestati sono almeno 17 di diversa nazionalità.

La decisione di rafforzare le pene per contrabbando di avorio,  è coincisa con una visita del presidente Uhuru Kenyatta a Pechino, colpevole secondo gli ambientalisti di disinteressarsi a frenare lo smercio di preziosi corni di elefanti o rinoceronti.