Lutto nazionale per gli attacchi alle moschee di Tripoli
di Paul Dakiki
Il bilancio di oggi è di 45 morti e 900 feriti: l'attacco più mortale dalla fine della guerra libanese. Alcuni corpi sono così carbonizzati da essere irriconoscibili. Il video all'interno della moschea, colpita nel momento della preghiera del venerdì. Al Qaeda accusa gli Hezbollah; l'Iran accusa gli estremisti sunniti. Le similitudini con il passato. Patriarca maronita: Gonfiando il conflitto sunnita-sciita si sbriciola il Medio Oriente.

Beirut (AsiaNews) - Una giornata di lutto nazionale è stata lanciata dal governo libanese dopo un attacco mortale a due moschee di Tripoli, che hanno fatto 45 morti e 900 feriti. Quest'oggi la città si mostra calma, anche se vi sono stati colpi di arma da fuoco nelle prime ore del mattino nella zona di Bab al-Tabbaneh.

La polizia è all'opera per indagare sul doppio attentato, il più mortale dalla fine della guerra libanese (1990).

Le esplosioni sono avvenute a una settimana di distanza dall'attentato a Roueiss, nella banlieue sud della capitale, a dominanza sciita, che ha ucciso 27 persone. Fra i possibili obbiettivi vi è l'influente sheikh sunnita Salem Rafii, che è rimasto illeso.

Ma è più probabile che gli attacchi mirassero solo a fare il maggior numero di morti, colpendo due luoghi di culto musulmani, nel momento della preghiera settimanale del venerdì. La prima bomba ha colpito  la moschea al-Salam nel centro di Tripoli, mentre i fedeli pregavano. La seconda, pochi minuti dopo, ha colpito l'esterno della moschea al Taqwa, a circa due km, vicino al porto.

Le telecamere di sicurezza all'interno - ritrasmesse dalla Lbci - mostrano i fedeli avvolti da una nube di fumo e polvere e i momenti di panico e confusione nel cercare di salvarsi. Una diecina di vittime sono così carbonizzate da essere irriconoscibili. Molti edifici attorno alle moschee hanno subito danni.

L'esercito libanese ha annunciato una "guerra totale contro il terrorismo" e afferma di seguire tracce di gruppi che "preparano attacchi con autobombe", come quelle che ha colpito il quartiere di Roueiss nella banlieue sud, per provocare "dissenso confessionale".

Tripoli è da tempo teatro di scontri fra la maggioranza sunnita, che sostiene gli oppositori al regime siriano, e gli sciiti che con gli Hezbollah lottano in Siria per il governo di Assad.

Proprio gli Hezbollah, accusati di coinvolgere il Libano nella guerra siriana, hanno condannato il doppio attentato, affermando che gli attacchi di Roueiss e di Tripoli fanno parte di un "piano per affondare il Libano nel caos".

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha condannato gli atti terroristi e ha chiesto a tutti i partiti libanesi di "astenersi da ogni implicazione nella crisi siriana".

Il ministero iraniano degli esteri ha "condannato con vigore gli attentati terroristi di Tripoli", attribuendoli ai "takfiri" (estremisti sunniti), che cercano di "seminare la divisione ... e la coesistenza pacifica delle diverse comunità libanesi".

Gruppi di Al-Qaeda  (Al-Qaida nel Maghreb islamico)  accusano invece gli "ignobili Hezbollah" di aver programmato i due attentati e promettono di punirli.

La serie di attentati "confessionali" e la lista delle accuse reciproche ricorda da vicino la guerra libanese (1975-1990). A quel tempo gli attentati e le accuse erano scambiate fra cristiani e musulmani; oggi lo scambio avviene fra musulmani sunniti e sciiti. Allora come adesso la "strategia della tensione" serve solo a sbriciolare il Medio oriente e rendere impossibile la convivenza fra etnie e religioni.

Nei giorni scorsi, in  un'intervista alla Radio vaticana, il patriarca maronita, card. Bechara Rai , riferendosi anche agli avvenimenti in Siria e Egitto, ha detto che "vi è un piano per distruggere il mondo arabo per interessi politici ed economici, gonfiando i conflitti interconfessionali fra sunniti e sciiti... Alcuni poteri occidentali e orientali stanno fomentando tutti questi conflitti. Stiamo assistendo alla totale distruzione di quanto i cristiani hanno potuto costruire in 1400 anni" come pacifica convivenza fra cristiani e musulmani.