Putin scrive all'America. Kerry e Lavrov a Ginevra
Un attacco contro la Siria creerebbe una nuova ondata di terrorismo e svilirebbe le Nazioni Unite. I ribelli pianificano un attacco chimico anche contro Israele. Nessun accordo al Consiglio di sicurezza dell'Onu. I ribelli bocciano il piano russo sulla consegna delle armi chimiche alla comunità internazionale.

Washington (AsiaNews) - Vladimir Putin esorta gli Stati Uniti a non usare la forza contro la Siria perché tale uso potrebbe portare alla destabilizzazione della regione e a una nuova ondata di terrorismo internazionale.

In un articolo a sua firma, pubblicato ieri sul New York Times, il presidente russo ribadisce che le armi chimiche non sono state usate dalla Siria, ma dai ribelli, per "provocare l'intervento dei loro potenti sponsor stranieri".

L'articolo dai toni amichevoli, ma con argomentazioni taglienti, viene pubblicato alla vigilia dell'incontro fra il segretario di Stato John Kerry e il ministro degli esteri Serghei Lavrov che oggi a Ginevra cercano di studiare l'attuazione della proposta russa: quella di consegnare tutte le armi chimiche siriane alla comunità internazionale e firmare la risoluzione Onu per il loro bando.

Il presidente russo chiede all'America di non procedere con l'intervento militare unilaterale perché questo porterebbe alla perdita di valore dell'Onu.

"Il potenziale attacco degli Usa contro la Siria - scrive Putin - nonostante la forte opposizione di molte nazioni e dei maggiori leader politici e religiosi, compreso il papa, creerà ancora più vittime innocenti e una maggiore escalation, che potrebbe diffondere il conflitto ben al di là dei confini siriani".

"Un attacco - continua - aumenterebbe la violenza e scatenerebbe una nuova ondata di terrorismo. Potrebbe minare gli sforzi multilaterali per risolvere il problema del nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese, destabilizzando in modo ulteriore il Medio oriente e il Nord Africa. Esso potrebbe gettare nello squilibrio l'intero sistema  della legge e dell'ordine internazionale".

Putin rivela anche che  "non si possono ignorare  notizie in cui si afferma che i militanti stanno preparando un altro attacco [con armi chimiche] questa volta contro Israele".

"L'uso della forza - continua il leader russo - si è mostrato inefficace e inutile. L'Afghanistan sta vacillando, e nessuno sa cosa accadrà dopo il ritiro delle forze internazionali. La Libia è divisa in tribù e clan. In Iraq la guerra civile continua con decine di uccisi ogni giorno. Negli Stati Uniti, molti tirano un analogia fra l'Iraq e la Siria e si domandano perché il loro governo vorrebbe ripetere gli stessi errori recenti".

Intanto, il Consiglio di sicurezza dell'Onu litiga sulle modalità con cui la Siria dovrebbe consegnare le armi chimiche: la Francia esige che ciò venga fatto in 15 giorni e che una risoluzione minacci l'uso della forza se ciò non avviene. Ma esperti dicono che è fisicamente necessario più tempo e un maggio numero di personale Onu per sovrintendere e verificare la consegna. La Russia e la Cina, maggiori alleati della Siria, si oppongono a qualunque minaccia.

In Siria, alcuni analisti fanno notare che la proposta di consegnare le armi chimiche è stata approvata dal ministro degli esteri Walid Muallam, ma finora non vi è stato alcun commento da parte di Bashar Assad.

Il Washington Post riporta che la Cia ha iniziato a consegna di armi ai ribelli dopo mesi di ritardo. Si tratta di mitragliatrici, altre armi e munizioni. Vi sono voci secondo cui i ribelli, sia il Free Syrian Army, sia i ribelli fondamentalisti, vicini ad Al Qaeda, sono contrari al piano russo sulla consegna delle armi chimiche alla comunità internazionale.