Minya, un matrimonio fa rivivere la chiesa distrutta dagli islamisti
Mina e Justina sono due giovani della parrocchia copta-ortodossa del Principe Tadros. Su pressione della coppia e dei loro familiari i sacerdoti hanno acconsentito ad aprire la chiesa pericolante dopo gli assalti dei fondamentalisti. Per dare ai novelli sposi un clima di festa la comunità ha addobbato a proprie spese l’interno dell’edificio. “Fin dall’infanzia questa è stata la nostra chiesa. Qui è dove siamo cresciuti. I sacerdoti ci hanno insegnato a pregare…Ora siamo felici”.

Minya (AsiaNews) - Un tavolo da giardino come altare, tappeti e icone prestate dalle varie famiglie per sostituire gli arredi sacri distrutti dagli islamisti, per permettere a una giovane coppia di sposarsi nella chiesa dove sono stati battezzati, dallo scorso 14 agosto ridotta a un cumulo di macerie. Mina e Justina sono due giovani cristiani di Minya (Alto Egitto), il loro matrimonio doveva celebrarsi un mesa fa nella chiesa del Principe Tadros, una delle più importanti della città. Il loro desiderio è stato distrutto dall'attacco dei Fratelli Musulmani che ha messo in ginocchio l'intera comunità cristiana. (v. video)

In un'intervista al giornale arabo el-Badil, Macarius, vescovo copto-ortodosso della diocesi di Minya, racconta che "l'incendio appiccato dagli islamisti ha distrutto tutto, anche l'enorme lampadario di ferro posto al centro del soffitto. Le colonne sono rimaste roventi per diversi giorni". Il prelato racconta che l'edificio è stato dichiarato inagibile dalle autorità, ma pochi giorni dopo la popolazione ha fatto pressione per poter rientrare nella loro chiesa per poter pregare. Il matrimonio di Mina e Justina è stata un'occasione per riportare la pastorale cristiana al centro della vita della comunità.

Il vescovo Macarius sottolinea che all'inizio ai due giovani era stato proposto di sposarsi sul sagrato, visto il pericolo di crolli e l'aria ancora satura di fumo e fuliggine, ma essi si sono rifiutati, affermando che le loro famiglie desideravano festeggiare il loro matrimonio in chiesa. I genitori e gli amici di Mina e Justina hanno addobbato a festa le rovine dell'edificio religioso. Ogni invitato si è portato da casa le sedie e coloro che non hanno subito furti hanno recuperato tappeti, tendaggi e lampade.

Alla celebrazione tenutasi ai primi di settembre hanno partecipato circa 60 persone. Al termine del rito il vescovo ha invitato gli sposi e i loro familiari a offrire la propria gioia e le loro preghiere per i cristiani di Minya e per la loro Chiesa perseguitata.

Alla fine della messa una troupe televisiva di el-Badil ha intervistato gli sposi, chiedendo perché avessero insistito per sposarsi all'interno dell'edificio e la loro sensazione davanti alla navata gremita di persone: "Fin dall'infanzia questa è stata la nostra chiesa. Qui è dove siamo cresciuti. I sacerdoti ci hanno insegnato a pregare...Ora siamo felici". (S.C.)