Tibet, al festival di Mani la 121ma auto-immolazione contro l'occupazione cinese
Un contadino, padre di due figli, si dà fuoco durante la giornata di preghiera buddista. Le autorità prendono il cadavere della vittima con la forza: "Serve alle indagini".

Lhasa (AsiaNews) - Un uomo di 41 anni, padre di due bambini, è l'ultimo tibetano in ordine di tempo a darsi fuoco contro l'occupazione cinese del Tibet. Shichung, contadino e sarto part-time, si è auto-immolato intorno alle 4 del pomeriggio del 28 settembre (ora locale) nel villaggio Gomang Thawa, municipalità di Goman nella contea orientale di Ngaba. La vittima è morta sul posto. Il decesso è stato confermato da Free Tibet.

L'estrema protesta è avvenuta durante il festival annuale di preghiera Mani. Secondo le fonti, Shichung (v. foto) ha lasciato la celebrazione intorno a mezzogiorno ed è tornato a casa per prepararsi all'auto-immolazione. Ha acceso delle lampade davanti a un'immagine del Dalai Lama, il leader spirituale del Tibet in esilio. Subito dopo è uscito di casa, si è dato fuoco ed è corso per la strada principale del paese. Qui è morto.

Si tratta della 121ma auto-immolazione dal febbraio 2009, quando sono riesplose le proteste contro la Cina per una piena libertà religiosa e per chiedere il ritorno in Tibet del Dalai Lama.

La vittima aveva parlato dei suoi sentimenti contro l'occupazione cinese del Tibet ad alcuni amici, incontrati qualche giorno prima in un negozio di tè: "Queste persone [le autorità cinesi] ci guardano dall'alto in basso. Sembra che non ci lasceranno mai in pace". Dopo la sua auto-immolazione, oltre 100 fra poliziotti e soldati - già presenti nel villaggio per supervisionare il festival di preghiera - sono giunti sulla scena.

I militari si sono scontrati con i tibetani, che volevano portare a casa il corpo del defunto. La pubblica sicurezza l'ha invece preso con la forza perché "necessario per le indagini sull'accaduto". Alcuni dei presenti hanno cercato di riprendersi il cadavere ma sono stati fermati dagli anziani del villaggio, che temevano un'escalation di violenza e una nuova ondata di repressione da parte cinese.