Quasi un milione e mezzo di pellegrini completano oggi l' Haji
Alla Festa del sacrificio, che ricorda l'obbedienza di Abramo al volere di Dio, segue la "lapidazione del diavolo". Il Gran muftì dell'Arabia Saudita: i nemici dell'Islam "vogliono seminare divisioni e diffondere il caos".

La Mecca (AsiaNews/Agenzie) - Quasi un milione e mezzo di pellegrini completano oggi l' Haji, il pellegrinaggio che ogni buon musulmano deve compiere almeno una volta nella vita.

E' l'Eid Al-Adha, la Festa del sacrificio che ricorda l'obbedienza di Abramo a Dio che gli chiedeva di sacrificare suo figlio e la sostituzione di Ismaele con un ariete. Per questo i musulmani offrono a Dio il sacrificio di animali. A disposizione hanno 3,2 milioni di capi di ovini, bovini e cammelli. Le loro carni vengono divise fra amici e parenti. Una parte viene offerta ai poveri, in base al principio che solidarietà e amicizia sono le basi su cui si fonda la comunità e ogni bene è un dono che proviene da Dio, da condividere con i più bisognosi.

Ieri, i fedeli si sono raccolti nella piana intorno al Jabal Al-Rahma (Monte Arafat), il Monte della misericordia. E' una collinetta dove Maometto ha presentato il suo ultimo sermone, che indicava riforme religiose, economiche, sociali e politiche. Un piccolo pilastro bianco in cima al poggio indica il luogo in cui il Profeta si trovava più di 14 secoli fa e ogni pellegrino cerca di arrivarci il più vicino possibile per pregare.

I fedeli, vestiti di bianco hanno anche ascoltato il Gran muftì dell'Arabia Saudita Abdul Aziz Al-Asheikh che dalla moschea di Al-Nimira ha detto che i nemici dell'Islam "vogliono seminare divisioni e diffondere il caos". I musulmani "debbono proteggere le loro terre" ed evitare divisioni e settarismo, perché non c'è "salvezza o felicità per la nazione musulmana senza aderire agli insegnamenti della religione",

I pellegrini hanno passato la notte nella zona di Muzdalifa, dove hanno raccolto ciottoli per scagliarli contro le pietre del male a Mina, l'ultimo giorno del pellegrinaggio.

E' ramī al-jimār, la "lapidazione del diavolo" (nella foto) che si rifà alla tradizione musulmana della cacciata a sassate del diavolo che voleva convincere Abramo a non obbedire a Dio.

Le pietre vengono lanciate contro una delle 3 steli (preferita quella intermedia) che rappresentano il diavolo. Il ponte di Jamarat, che conduce alle steli in passato è stato teatro di disordini e fughe precipitose, che hanno causato decine di morti e feriti.

Alla "lapidazione" seguiranno la rasatura (o accorciamento per le donne) della capigliatura ( khalkh ), il ritorno a Mecca per un ṭawāf di saluto, la circoambulazione intorno alla Kaaba e i "Giorni della gioia" (ayyām al-tashrīq ) con scambi di visite e pasti conviviali.