Terremoto nelle Filippine: oltre 150 morti, Caritas in prima fila nei soccorsi
I feriti sono circa 300, mentre mancano all’appello decine di dispersi. Il segretario esecutivo Nassa ad AsiaNews: “fare in fretta”, serve cibo da distribuire nei centri di accoglienza. Gravi danni a chiese e luoghi di culto, fra cui la centenaria basilica minore a Cebu. Attivisti cattolici in aiuto alle vittime, fondi dall’arcidiocesi di Manila.

Manila (AsiaNews) - "Abbiamo lanciato un appello per l'assistenza [alle vittime] tra i nostri partner della Caritas, ma bisogna fare in fretta. Fra i beni più urgenti le cibarie, da distribuire fra quanti sono ospitati nei centri di accoglienza". È quanto racconta ad AsiaNews p. Edwin A. Gariguez, del segretariato nazionale di Giustizia e Pace della Conferenza episcopale filippina (Cbcp-Nassa), in prima linea nell'opera di soccorso ai terremotati. Lo scorso 15 ottobre un potente sisma di magnitudo 7,2 ha colpito il centro dell'arcipelago filippino, uccidendo finora 144 persone; stime ufficiose parlano oltre 158 morti e, ancora oggi, mancano all'appello molti dispersi. Gli esperti dello US Geological Survey hanno spiegato che il sisma si è propagato al di sotto dell'isola di Bohol (Central Visayas), una regione popolosa e fra le mete turistiche più apprezzate del Paese. Esso ha rilasciato un'energia pari a "32 bombe atomiche sganciate a Hiroshima" ed è stato avvertito anche a Mindanao.

P. Edwin, segretario esecutivo Nassa e responsabile del coordinamento delle operazioni di soccorso dell'ente cattolico, ha inviato ad AsiaNews un primo rapporto, dal quale traspare in tutta la sua portata la gravità dei danni provocati dal terremoto. Oltre al movimento principale, nelle ore successive si sono registrate 725 scosse di assestamento a Cebu, Negros Orental, Davao, Cotabato e nel nord di Mindanao. Intanto il governatorato di Bohol ha dichiarato lo stato di calamità.

Ad oggi risultano ancora 23 dispersi, mentre il numero dei feriti è di circa 300. Le persone colpite dal sisma sono più di tre milioni, sparse in 39 fra città e municipalità. Sono 5.992 le famiglie ospitate in 51 centri profughi, mentre una prima stima parla di danni a infrastrutture, ospedali, case e siti di interesse archeologico per un totale di 75,2 milioni di pesos (circa 1,8 milioni di dollari).

Fra i siti più colpiti le centenarie chiese cattoliche della regione, testimonianza del passato coloniale spagnolo e dal grande valore storico e architettonico. Sono almeno dieci i luoghi di culto che hanno subito danni gravissimi a Cebu e Bohol, risalenti al XVI secolo. Fra questi il campanile in pietra calcarea della più antica chiesa filippina, la basilica minore del Santo Bambino di Cebu.

In molte aree manca l'energia elettrica ed è sospeso il rifornimento di acqua potabile, in particolare a Bohol. Stanno finendo le scorte di cibo e molti mercati sono chiusi per mancanza di prodotti. Gli operatori Caritas avvertono anche del bisogno urgente di psicologi ed esperti in traumi, per lenire le ferite (anche psicologiche) inferte dal sisma alla popolazione. Il governo ha stanziato esercito e polizia per contribuire alle operazioni di soccorso e agli interventi immediati in attesa di programmi di lungo periodo per il ripristino delle attività. Ad oggi Manila non si è ancora rivolta alla comunità internazionale per aiuti stranieri, volendo contare sulle proprie forze.

I vertici di Nassa-Caritas Filippine coordinano gli interventi di emergenza in collaborazione con i vertici delle due diocesi più colpite dal sisma, Bohol e Talibon. Finora sono stati usati i fondi locali a disposizione, ma non sono più sufficienti. Per questo Nassa ha già stanziato 400mila pesos, mentre varie diocesi del Paese - fra cui l'arcidiocesi di Manila - sono pronte a intervenire con un contributo all'opera di assistenza.(DS)