Bangladesh, esplode la violenza ‘pre-elettorale’: 5 morti e oltre 500 feriti
di Nozrul Islam
Il partito nazionalista (Bnp, all’opposizione) ha indetto uno sciopero di tre giorni, sfociato subito in scontri con sostenitori dell’esecutivo e polizia. Il Bnp chiede la formazione di un governo ad interim che prepari il Paese alle nuove elezioni generali (gennaio 2014), ma il primo ministro si oppone. Il braccio di ferro tra le due leader rischia di causare ulteriore instabilità sociale, o l’ascesa del partito islamico.

Dhaka (AsiaNews) - Cinque morti - tra cui un ragazzo di 16 anni - e oltre 500 di feriti: è il bilancio provvisorio del primo giorno di hartal (sciopero), indetto dall'opposizione in Bangladesh per chiedere la creazione di un caretaker government che organizzi le nuove elezioni generali (gennaio 2014). Iniziato ieri, lo sciopero si concluderà domani e rischia di mettere a ferro e fuoco il Paese: esplosioni, atti di vandalismo, blocchi stradali, incendi dolosi e scontri (anche con la polizia e l'esercito) si sono già verificati in almeno 19 distretti. Nelle città molti esercizi commerciali e scuole sono rimasti chiusi. Finora i militanti pro-hartal hanno danneggiato 45 veicoli, 22 negozi e due ospedali in tutto il Paese. Negli ultimi mesi almeno 250 persone hanno perso la vita in scontri e violenze di natura politica, come quello in corso.

Khaleda Zia, leader del Bangladesh Nationalist Party (Bnp, primo partito dell'opposizione), ha annunciato l'hartal il 25 ottobre scorso con il sostegno del Jamaat-e-Islami, partito fondamentalista islamico. Obiettivo dello sciopero era di spingere Sheikh Hasina, primo ministro e guida dell'Awami League (partito laico), a dimettersi e formare il caretaker government, un governo ad interim - i cui membri non fanno parte di alcun partito, né sono in corsa per il voto - che ha 90 giorni per organizzare le elezioni. Nel 2011 però la premier ha deciso di abolire questo organismo, con il 15mo emendamento della Costituzione.

Dopo l'annuncio dell'hartal ci sono stati scontri tra attivisti politici (sostenitori di Bnp, Jamaat e Awami) e polizia, culminati con morti e feriti. Gli uccisi erano tutti sostenitori dell'opposizione.

In seguito alle violenze, Hasina ha tentato di bloccare l'hartal invitando Zia a cena. L'incontro non è avvenuto, ma le due hanno avuto un colloquio telefonico di 40 minuti: il primo contatto tra le leader in oltre un decennio, che però non ha risolto nulla. Hasina si è rifiutata di dimettersi, proponendo invece una commissione composta da rappresentanti di ogni fazione politica, da lei presieduta. Zia (già due volte primo ministro) ha definito la proposta "illegale", confermando l'hartal.

Per quasi 20 anni la politica del Bangladesh è stata ostaggio dell'aspra rivalità tra Hasina e Zia, note come le "begum battagliere". Begum è un titolo onorifico per le donne musulmane di alto rango. Il braccio di ferro tra le due leader rischia di portare gravi conseguenze sulla popolazione.

La situazione sembra già troppo tesa per andare al voto senza un governo apartitico. E quanto sta accadendo ricorda il 2007/2008, quando venne imposto lo Stato d'emergenza e il potere venne affidato a un governo ad interim sostenuto dall'esercito. Di fatto, per quasi due anni il Bangladesh rimase in una fase di stallo, in cui diritti civili e politici vennero sospesi. Al contempo, preoccupa l'alleanza tra Bnp e Jamaat. La corruzione dilagante nell'Awami potrebbe portare alla vittoria il partito nazionalista, facendo così guadagnare potere anche ai fondamentalisti islamici.

 

(Ha collaborato Sumon Corraya)