Desmond Tutu: No al meeting del Commonwealth, per fermare le violazioni dello Sri Lanka
di Melani Manel Perera
L’arcivescovo anglicano e premio Nobel per la pace invita i capi di Stato a boicottare il Commonwealth Heads of Government Meeting (Chogm), in programma a Colombo dal 15 al 17 novembre. Secondo mons. Tutu, il gesto servirebbe a mettere pressioni al governo di Rajapaksa per affrontare questioni ancora irrisolte: i sequestri forzati, i crimini di guerra contro i tamil, la repressione dei media.

Colombo (AsiaNews) - "Boicottare l'incontro dei leader internazionali del Commonwealth" per costringere lo Sri Lanka ad affrontare le violazioni di cui è accusato, in particolare quella di "crimini di guerra contro la popolazione tamil". È la richiesta avanzata da mons. Desmond Tutu, arcivescovo della Chiesa anglicana del Sudafrica e vincitore del premio Nobel per la pace nel 1984. Dal 15 al 17 novembre Colombo ospiterà il Commonwealth Heads of Government Meeting (Chogm). La "provocazione" di Tutu trova diversi sostenitori, tra cui Stephen Harper, primo ministro del Canada, e la Tamil National Alliance, primo partito tamil del Paese.

L'esecutivo del presidente Mahinda Rajapaksa ha grandi aspettative per l'evento della prossima settimana, visto come l'occasione per mostrare la crescita e la ripresa del Paese dopo quasi 30 anni di guerra civile. Per questo, boicottare un simile incontro potrebbe essere un grande segnale da parte della comunità internazionale. "Se ci sono abbastanza ragioni - ha dichiarato Tutu - a suggerire che il governo dello Sri Lanka non si sia comportato con integrità, credo che il mondo debba giocare tutti i suoi assi. E boicottare il Chogm è uno di questi".

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, negli ultimi mesi del conflitto (2009) oltre 40mila civili sono stati uccisi da un bombardamento dell'esercito. Il documento accusa anche i ribelli delle Tigri Tamil di aver compiuto atrocità contro la popolazione - impedendo di abbandonare le no-fire zones e sparando a chiunque tentasse la fuga - ma indica le forze governative come le prime responsabili.

Il governo è accusato poi di portare avanti una politica violenta, volta a reprimere ogni voce critica e a non permettere lo sviluppo integrale delle comunità tamil del nord e dell'est dell'isola (le più colpite dal conflitto, ndr). Negli ultimi anni molti giornalisti sono rimasti vittime di sequestri, omicidi e aggressioni di vario genere. Secondo il Committee to Protect Journalist (Cpj), negli ultimi cinque anni almeno 26 reporter hanno deciso di abbandonare lo Sri Lanka per evitare la persecuzione: è il tasso più alto al mondo. Anche l'associazione ha lanciato un appello ai partecipanti del Chogm per fare pressioni sul governo.

Tra i casi più eclatanti che coinvolgono gli operatori dei media, si ricordano quello di Lasantha Wickrematunga, direttore del Sunday Leader, assassinato l'8 gennaio 2009 da due sconosciuti, o di Prageeth Ekneligoda, vignettista politico scomparso nel nulla il 24 gennaio 2010. Su di lui, la polizia ha sempre parlato di "allontanamento volontario".