Dopo 3 anni di petizioni ignorate, un gruppo di dimostranti si avvelena a Pechino
I dodici manifestanti vengono tutti da Wuhan, capitale dell'Hubei, dove le loro case sono state demolite dal governo senza alcun accordo con i proprietari. Hanno chiesto giustizia a lungo, ma ogni volta sono stati incarcerati, picchiati e rimandati a casa. Per protesta hanno bevuto del pesticida sotto la torre Qianmen.

Pechino (AsiaNews) - Per cercare di attirare l'attenzione sulle proprie disgrazie, un gruppo di dimostranti arrivati a Pechino per chiedere giustizia dopo la demolizione delle proprie case ha bevuto del pesticida ed è ora in pericolo di vita. Secondo un testimone oculare, le 12 persone si sono avvelenate ieri, 11 dicembre 2013, nei pressi della torre Qianmnen, nel cuore della capitale. Tutti i dimostranti vengono dalla capitale della provincia dell'Hubei, Wuhan, dove le autorità locali hanno distrutto le loro case senza alcun accordo con i proprietari.

Wang, 40 anni, spiega di aver cercato insieme ai suoi amici di compiere un suicidio di massa: "Abbiamo presentato petizioni per tanti anni ma ogni volta siamo stati presi, gettati nelle prigioni segrete, picchiati e riportati a casa. E nessuno ci ha mai aiutato. Ci sentiamo senza speranza". Come ulteriore gesto di protesta, il mese scorso il gruppo ha scritto una lettera all'Ufficio municipale per le petizioni di Wuhan chiedendo "il permesso di suicidarci tutti insieme, dato che dopo tre anni di manifestazioni e proteste non abbiamo ottenuto nulla". 

La pratica della "petizione", che risale ai tempi degli imperatori, è stata mantenuta dal Partito comunista: chiunque ha il diritto di lamentarsi con Pechino di abusi e malversazioni subiti dai governi locali. Questi cercano in ogni modo di fermare i questuanti: secondo la legge sulle petizioni, infatti, il governo centrale a fine anno stila una classifica e premia le province meritevoli o punisce quelle più contestate.

Il terzo Plenum del Partito comunista cinese si è impegnato - fra le varie promesse - a rivedere il sistema delle petizioni. Anche perché questo è sempre più spesso fonte di corruzione all'interno della struttura governativa: agli inizi di novembre 2013 è stato rimosso dal suo incarico e poi arrestato Xu Jie, vice direttore dell'Ufficio statale per le lettere e le richieste. L'uomo è sotto accusa per "serie violazioni alla disciplina" (eufemismo usato dai burocrati per indicare la corruzione statale).