Liberata Maria Alyokhina, una delle Pussy Riot
In giornata si attende la liberazione anche della sua compagna Nadezhda Tolokonnikova. Da gruppo punk sconosciuto, esse sono divenute delle star, simbolo della repressione di Putin contro il dissenso civile. La libertà per le Pussy Riot e per Mikhalil Khodorkovsky servono forse a frenare il boicottaggio contro le Olimpiadi invernali di Sochi.

Mosca (AsiaNews) - Maria Alyokhina, una della band punk delle Pussy Riot è stata liberata stamane alle 9 da una prigione russa. Nella giornata si attende  pure la liberazione della compagna Nadezhda Tolokonnikova (nella foto, a destra). Le due erano state condannate a due anni di prigione per "teppismo motivato da odio religioso", dopo aver cantato una canzone anti-Putin sul presbiterio della cattedrale ortodossa del Salvatore a Mosca.

La loro detenzione doveva terminare nel marzo 2014, ma l'anticipo è dovuto a un'amnistia decretata le scorse settimane dal presidente Vladimir Putin. L'amnistia ha portato anche alla liberazione dell'ex oligarca della Yukos, Mikhail Khodorkovsky, condannato a 10 anni per illeciti finanziari, ma in realtà per aver finanziato partiti oppositori a Putin.

Khodorkovsky, che è volato a Berlino per visitare la madre, in cattive condizioni di salute (questa pare essere la motivazione ufficiale della grazia a lui concessa), ha dichiarato che non si interesserà mai più di politica e che lavorerà per i prigionieri politici in Russia.

Per l'ex tycoon del petrolio, la decisione del presidente è "un simbolo del fatto che le autorità russe, compreso Putin, sono preoccupate per l'immagine della Russia come uno Stato democratico".

Ciò è ancora più urgente, nell'approssimarsi delle Olimpiadi invernali di Sochi (febbraio 2014), sulla zona del Mar Nero: diversi leader politici mondiali hanno espresso difficoltà a presenziare, date le pesanti violazioni ai diritti umani.

Per diversi osservatori, la liberazione di Khodorkovsky e delle Pussy Riot rientra in una strategia di miglioramento dell'immagine di Putin.

Ad ogni modo, anche il carcere per le Pussy Riot è stato un innalzamento di immagine: da gruppo punk quasi sconosciuto, sono divenute le star di una causa globale, dei simboli della repressione attuata da Putin.