Calcutta, ragazza di 16 anni denuncia stupro di gruppo: la polizia la ignora, lei viene uccisa
I suoi aggressori le hanno dato fuoco per impedirle di parlare. La giovane è morta per le ustioni subite; i medici hanno rivelato che era incinta. La famiglia accusa le forze dell'ordine di negligenza e di aver cremato il corpo della figlia contro la loro volontà, forse per mettere a tacere le polemiche. Medico cattolico: "Un attacco alla dignità della vita stessa".

Calcutta (AsiaNews) - Stuprata da un branco due volte, poi bruciata viva per impedirle di parlare: è quanto accaduto a Calcutta a una ragazza di 16 anni, che nella notte del 31 dicembre scorso si è spenta in un ospedale della città per le ustioni subite. Ad aggravare il caso, la totale indifferenza da parte delle autorità: nonostante la giovane avesse sporto denuncia, la polizia non le ha fornito protezione. E dopo la sua morte, le forze dell'ordine hanno organizzato in tutta fretta la cremazione del corpo, contro la volontà della famiglia.

L'odissea della ragazza - di cui non si conosce il nome perché, per legge, è vietato divulgare l'identità delle vittime di stupro - inizia lo scorso 25 ottobre, quando viene aggredita e violentata da due uomini nella periferia di Calcutta. Ferita, è ritrovata nei campi vicino alla sua casa. Nonostante lo sconvolgimento, insieme ai suoi genitori va nella locale stazione di polizia e denuncia il fatto. Mentre torna a casa, la ragazza è di nuovo assalita, rapita e stuprata. Qualche ora dopo viene trovata vicino alla stazione ferroviaria di Madhyamgram.

Secondo la ricostruzione dei fatti, poco prima di Natale la giovane viene portata in ospedale, con il corpo ricoperto di ustioni: in un primo momento i medici pensano si tratti di suicidio, ma prima di perdere i sensi racconta che i suoi stupratori le hanno dato fuoco. Durante i giorni del ricovero, emerge che la giovane è incinta. Quando muore, il 31 dicembre, i genitori reclamano il corpo: vogliono aspettare l'arrivo di alcuni familiari dal Bihar prima di procedere con i riti funebri. La polizia però non aspetta: prima li minaccia, intimando loro di andarsene da Calcutta insieme al corpo della figlia; poi, senza aspettare che firmino il certificato di morte, fanno cremare la salma.

Gli agenti non hanno spiegato il motivo del loro comportamento: "Volevamo garantire che non ci fossero problemi di sicurezza", ha dichiarato il commissario Rajeev Mishra. Ma secondo fonti locali, la polizia avrebbe agito su indicazioni di un ministro del governo (guidato dal Trinamool Congress), che ha voluto mettere a tacere tutto per evitare incidenti in concomitanza con il primo gennaio, anniversario della fondazione del partito. Tra l'altro, i leader del Trinamool non hanno espresso le condoglianze alla famiglia della vittima.

La violenza di Calcutta rievoca il drammatico stupro di gruppo di New Delhi, avvenuto nel dicembre 2012. Allora Pascoal Carvalho, medico cattolico e membro della Pontificia accademia per la vita, definì ad AsiaNews quanto accaduto "un attacco alla vita stessa e il segno del degrado della dignità e della santità di ogni essere umano". Secondo l'esperto, "è urgente non solo condannare la violenza di genere, ma comprenderne le cause. La nostra mentalità patriarcale è diventata insidiosa per la nostra società. Viviamo in un contesto che non considera le donne al pari degli uomini e che continua ad assegnare ruoli precisi. Il ciclo della dominazione inizia ben prima della nascita: i feticidi e gli infanticidi femminili sono un malessere ormai noto della nostra società".