Elezioni in Bangladesh: scioperi e violenze spingono cristiani e indù a non votare
di Sumon Corraya
Cristiani, indù e buddisti parlano di minacce dei nazionalisti per chi si recherà alle urne. L'opposizione guidata dal Bangladesh Nationalist Party (Bnp) di Khaleda Zia ha iniziato oggi un nuovo sciopero di 48 ore. Lo scopo è boicottare le elezioni parlamentari di domani e scatenare il caos nel Paese. Seggi e auto incendiate a Dhaka, Dinajpur e Feni.

Dhaka (AsiaNews) - Cristiani, buddisti e indù temono per la loro sicurezza in vista delle elezioni parlamentari in programma domani in tutto il Paese. Ciò che preoccupa le minoranze sono soprattutto gli scioperi violenti organizzati in questi giorni dal Bangladesh Nationalist Party (Bnp) di Khaleda Zia che stanno mettendo in ginocchio l'intero Paese. Oggi il Bnp ha lanciato 48 ore di sciopero generale in risposta al rifiuto del governo guidato dall'Awami League  della premier Sheikh Hasina di porre un soggetto neutrale come garante delle votazioni.

Molti cristiani annunciano che non andranno a votare, come loro anche altri membri delle minoranze religiose: buddisti e indù. "Io non voterò - spiega Joachin Costa cattolica di 55 anni - le elezioni non saranno veritiere e si sa già chi vincerà". La donna spiega che la gente ha paura a recarsi alle urne a causa delle continue minacce del partito di opposizione. Anche gli indù non andranno a votare. Raton Das, 42 anni, dice ad AsiaNews che le elezioni "sono uno spettacolo del partito unico ed è inutile andare a votare. Purtroppo non ci sono alternative". La popolazione è sconfortata dal contrasto fra governo e opposizione, che invece di dialogare ha scelto la linea dura della protesta a oltranza. L'uomo spiega che per le strade non vi sono nemmeno manifesti elettorali per attirare la gente a votare: "di solito la campagna elettorale dovrebbe svolgersi in un clima di festa".

Dallo scorso primo gennaio i sostenitori del Bnp bloccano strade, ferrovie e vie di navigazione e nei giorni scorsi vi sono stati numerosi episodi di violenza e scontri con la polizia. Atti di guerriglia, fra cui l'esplosione di bombe rudimentali e il rogo di automobili, sono avvenuti a Dhaka, Narayanganj, Bogra, Lakshmipur, Jhenaidah, Pabna e  Comilla. A Dinajpur  (nord del Paese), due persone sono morte nel rogo del loro camion dato alle fiamme da sostenitori del Bnp. Ieri a Feni (a confine con l'India), cinque seggi elettorali sono stati incendiati.

Secondo la popolazione, la violenza ormai dilagante e sistematica è la peggiore che il Paese abbia mai sperimentato in 40 anni dall'Indipendenza. Le tensioni sono cresciute dopo che il leader dell'opposizione Khaleda Zia ha respinto un'offerta del Premier Hasina di aderire al comitato per il controllo del voto formato da tutti  i partiti.  Nel 2013 oltre 500 persone sono state uccise in violenze legate alla politica.