Papa: i Magi ci insegnano a seguire "la Luce" e ad usare la "santa furbizia" per conservare la fede
Nel giorno dell'Epifania, la 'manifestazione' del Signore, Francesco dice che nei saggi d'Oriente "è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell'amore". Auguri "ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale". "La pace che Dio ha donato all'umanità con la nascita di Gesù, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità cristiane che sono nella prova".

Città del Vaticano (AsiaNews) - I magi, che seguirono "una luce" per trovare "la Luce", "ci insegnano a non accontentarci di una vita mediocre, del 'piccolo cabotaggio', ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello... da Dio, che tutto questo lo è in modo sempre più grande!". E avere "la gioia di evangelizzare".

Non lasciarsi ingannare dalle apparenze, non seguire la via del potere, avere la "santa furbizia" che consente di conservare la fede: è ciò che indica l'Epifania nella riflessione di papa Francesco che oggi ne ha parlato celebrando la messa nella basilica di san Pietro e poi rivolgendosi alle oltre 100mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell'Angelus.

"Oggi - ha detto prima della recita della preghiera mariana - celebriamo l'Epifania, la 'manifestazione' del Signore. Questa solennità è legata al racconto biblico della venuta dei magi dall'Oriente a Betlemme per rendere omaggio al Re dei Giudei: un episodio che il Papa Benedetto ha commentato magnificamente nel suo libro sull'infanzia di Gesù. Quella fu appunto la prima "manifestazione" di Cristo alle genti. Perciò l'Epifania mette in risalto l'apertura universale della salvezza portata da Gesù. La Liturgia di questo giorno acclama: «Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra»".

Nel percorso dei Magi che "seguono fedelmente quella luce che li pervade interiormente, e incontrano il Signore", aveva detto durante la messa, "è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell'amore, che noi cristiani riconosciamo in Gesù, Luce del mondo".

"Ci dice il Vangelo - ha detto più avanti - che i Magi, quando giunsero a Gerusalemme, persero per un po' la vista della stella. In particolare, la sua luce è assente nel palazzo del re Erode: quella dimora è tenebrosa, vi regnano il buio, la diffidenza, la paura. Erode, infatti, si mostra sospettoso e preoccupato per la nascita di un fragile Bambino che egli sente come un rivale. In realtà Gesù non è venuto ad abbattere lui, misero fantoccio, ma il Principe di questo mondo! Tuttavia il re e i suoi consiglieri sentono scricchiolare le impalcature del loro potere, temono che vengano capovolte le regole del gioco, smascherate le apparenze. Tutto un mondo edificato sul dominio, sul successo e sull'avere, sulla corruzione è messo in crisi da un Bambino! Ed Erode arriva fino a uccidere i bambini. Dice un Pare della Chiesa: «Uccidi i bambini nella carne perché la paura ti uccide nel cuore». E' così, aveva paura e per questa paura è impazzito".

Se il "buio della mondanità" oscura per un po' la vista della stella, lontano da quella negativa influenza i Magi ritrovano luce e via fino a Betlemme. E il Papa evidenzia un aspetto di ciò che i saggi venuti da Oriente compiono al momento di tornare a casa: la loro "santa furbizia" che li porta a non cadere nella trappola tesa da Erode. "Si tratta di quella scaltrezza spirituale che ci consente di riconoscere i pericoli ed evitarli. I Magi seppero usare questa luce di 'furbizia' quando, sulla via del ritorno, decisero di non passare dal palazzo tenebroso di Erode, ma di percorrere un'altra strada. Questi saggi venuti da Oriente ci insegnano come non cadere nelle insidie delle tenebre e come difenderci dall'oscurità che cerca di avvolgere la nostra vita. Loro, con questa 'santa furbizia' hanno custodito la fede. E anche noi dobbiamo custodire la fede. Custodirla da quel buio. Ma, anche, tante volte, un buio travestito di luce, eh? Perché il demonio, dice San Paolo, si veste da angelo di luce, alcune volte. E qui è necessaria la 'santa furbizia', per custodire la fede, custodirla dai canti delle sirene, che ti dicono: 'Ma, guarda, oggi dobbiamo fare questo, quello...' Ma, la fede è una grazia, è un dono. A noi tocca custodirla con questa 'santa furbizia', con la preghiera, con l'amore, con la carità. Occorre accogliere nel nostro cuore la luce di Dio e, nello stesso tempo, coltivare quella furbizia spirituale che sa coniugare semplicità ed astuzia, come chiede Gesù ai discepoli: «Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe»".

"In effetti - ha detto all'Angelus - questa festa ci fa vedere un duplice movimento: da una parte il movimento di Dio verso il mondo, verso l'umanità - tutta la storia della salvezza, che culmina in Gesù -; e dall'altra parte il movimento degli uomini verso Dio - pensiamo alle religioni, alla ricerca della verità, al cammino dei popoli verso la pace, la giustizia, la libertà -. E questo duplice movimento è mosso da una reciproca attrazione. Da parte di Dio, è l'amore per noi: siamo suoi figli, ci ama, e vuole liberarci dal male, dalle malattie, dalla morte, e portarci nella sua casa, nel suo Regno. «Dio, per pura grazia, ci attrae per unirci a Sé». E anche da parte nostra c'è un amore, un desiderio: il bene ci attrae, la verità ci attrae, la vita, la felicità, la bellezza... Gesù è il punto d'incontro di questa attrazione reciproca e di questo duplice movimento. E' Dio e uomo. Ma l'iniziativa è di Dio!".

"L'amore di Dio viene prima del nostro! Gesù è Dio che si è fatto uomo, si è incarnato, è nato per noi. La nuova stella che apparve ai magi era il segno della nascita di Cristo. Se non avessero visto la stella, quegli uomini non sarebbero partiti. La luce ci precede, la verità ci precede, la bellezza ci precede. Dio ci precede: è grazia; e questa grazia è apparsa in Gesù. Lui è l'epifania, la manifestazione dell'amore di Dio. La Chiesa sta tutta dentro questo movimento di Dio verso il mondo: la sua gioia è il Vangelo, è riflettere la luce di Cristo. La Chiesa è il popolo di coloro che hanno sperimentato questa attrazione e la portano dentro, nel cuore e nella vita". "Chiediamo a Dio, per tutta la Chiesa, la gioia di evangelizzare, perché «da Cristo è stata inviata a rivelare e a comunicare la carità di Dio a tutti i popoli». La Vergine Maria ci aiuti ad essere tutti discepoli-missionari, piccole stelle che riflettono la sua luce. E preghiamo perché i cuori si aprano ad accogliere l'annuncio, e tutti gli uomini giungano «ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo»".

Un pensiero, infine, il Papa ha rivolto, dopo l'Angelus, "ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale. La pace che Dio ha donato all'umanità con la nascita di Gesù, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità cristiane che sono nella prova".