Malaysia, ignoti profanano otto tombe nel cimitero cristiano di Kuantan
La scoperta questa mattina da parte di uno degli addetti. Lapidi distrutte, croci spezzate, vasi ridotti in pezzi. Al momento non si hanno informazioni sugli autori del gesto, che potrebbe essere legati ai recenti attacchi contro le chiese. Fonti di AsiaNews: L'obiettivo ora è contenere le tensioni e riportare un clima di serenità”.

Kuala Lumpur (AsiaNews) - Ignoti hanno profanato otto lapidi di un cimitero cristiano a Tanjung Api, nei pressi di Kuantan, capoluogo e distretto dello Stato di Pahang, in Malaysia. La scoperta risale alla mattinata di oggi, quando un dipendente addetto alle pulizie ha rinvenuto alcune tombe danneggiate (nella foto). Un episodio destinato ad alimentare le tensioni confessionali nel Paese asiatico, dove è già in atto una controversia fra cattolici e musulmani per l'uso della parola "Allah" per identificare il Dio cristiano, finita nelle aule di tribunale. Testimoni locali parlano di intere porzioni di lapidi devastate, comprese le croci, vasi di fiori in pezzi e monili e oggetti in pietra rotti in più punti; gli autori avrebbero usato un mezzo pesante per portare a termine i danneggiamenti. Il responsabile della struttura ha denunciato l'episodio alla polizia e auspica che i colpevoli siano consegnati alla giustizia. 

Il cimitero di Tanjung Api sorge su un'area di 0,6 ettari di proprietà dello Stato ed è utilizzata da 36 comunità cristiane di Kuantan dal 1997. Fonti di AsiaNews legano l'episodio agli slogan e alle bombe Molotv contro le chiese di fine gennaio, anche se non vi sono prove concrete al riguardo. Datuk Jack How, presidente del Comitato che presiede e regola lo svolgimento delle funzioni nel cimitero, sottolinea che "l'area è accessibile a tutti, per tutto il giorno, attraverso una porticina". Egli aggiunge che "in tutti questi anni non abbiamo mai avuto problemi di questo tipo. Sospettiamo che si tratti di un'azione recente". 

L'attacco al cimitero è solo l'ultimo di una serie di episodi contro la comunità cattolica in Malaysia, teatro di un'escalation della tensione di matrice religiosa. Alla base dei contrasti la controversia relativa all'uso della parola "Allah" per i non musulmani, divampata in seguito allo scontro - giunto alle aule di tribunale - fra p. Andrew Lawrence, direttore del settimanale cattolico Herald Malaysia, e il governo. Nell'ottobre scorso una sentenza della Corte di appello ha negato al settimanale cattolico il diritto di usare la parola "Allah" per definire il Dio cristiano; il sacerdote ha fatto richiesta di appello e la prima udienza in tribunale è fissata per il 5 marzo prossimo. 

Alti esponenti della Chiesa malaysiana, dietro anonimato, riferiscono che la priorità oggi è "tentare di contenere le tensioni" e di riportare un clima di calma e serenità. "Ma vi è ancora molto da fare" continua la fonte, perché la situazione è delicata. Da un lato l'obiettivo è difendere i diritti della minoranza nelle aule di tribunale, dall'altro si cerca di lavorare per ritrovare l'armonia e favorire la convivenza pacifica fra le diverse anime del Paese. 

In una nazione di oltre 28 milioni di abitanti in larga maggioranza musulmani (60%), i cristiani sono la terza confessione religiosa (dietro ai buddisti) con un numero di fedeli superiore ai 2,6 milioni; la pubblicazione di un dizionario latino-malese vecchio di 400 anni dimostra come, sin dall'inizio, il termine "Allah" era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua locale