Sri Lanka, arrestati un sacerdote cattolico e un attivista per i diritti umani
di Melani Manel Perera
La polizia nega tutto, ma i fermati hanno avvisato via sms di essere stati portati via. I due chiedevano informazioni su una donna tamil e sua figlia di 13 anni, arrestate perché sospettate di "nascondere un criminale in casa". Anche di loro non si hanno notizie.

Colombo (AsiaNews) - Un sacerdote cattolico e un attivista per i diritti umani sono stati arrestati ieri sera dalla polizia del Dipartimento anti-terrorismo (Tid) di Kilinochchi, nel nord dello Sri Lanka. Ora p. Praveen omi, direttore del Centro per la pace e la riconciliazione (Cpr) di Jaffna, e Ruki Fernando, consigliere speciale del Centro per la documentazione sui diritti umani, si troverebbero al Tid di Colombo, la capitale. Le forze dell'ordine negano il fermo dei due, ma p. Ashok Stephen omi, che lavora con p. Praveen, conferma ad AsiaNews la notizia. Proprio Ruki Fernando avrebbe avvertito alcuni amici del loro arresto, via sms.

"Questa mattina - spiega p. Ashok, che è anche avvocato - mi sono presentato con i paramenti e ho chiesto di p. Praveen. Dopo qualche minuto l'ufficiale Walisundara mi ha detto che quella persona non era lì; mi ha chiesto di aspettare e poi mi hanno interrogato. Erano più interessati a me che a dirmi dove fossero p. Praveen e Ruki. Hanno ribadito che i due non sono in stato di arresto a Colombo. Se la situazione non dovesse cambiare, presenterò una denuncia in tribunale".

Un'altra conferma del loro stato di arresto arriva da p. Rohan Silva, provinciale degli Oblati di Maria Immacolata a Colombo. Ieri sera il sacerdote ha potuto parlare con p. Praveen, che gli ha confermato di trovarsi in una stazione di polizia di Kilinochchi. Nel messaggio inviato ad alcuni suoi amici, Ruki Fernando ha raccontato di essere stato interrogato in maniera separata rispetto al sacerdote.

Secondo fonti locali di AsiaNews, i due cattolici sarebbero stati arrestati da una decina di poliziotti per aver visitato la zona di Darmapuram (Kilinochchi), dove il 15 marzo scorso la polizia ha fermato una donna tamil e sua figlia di 13 anni (v. foto). La madre, Balendran Jeyakumari, è un'attivista per i diritti umani che lavora con il gruppo Families of the Disappeared. Lei stessa ha perso il marito e i due figli grandi, uccisi durante la guerra civile. Un terzo figlio è scomparso nel nulla nel 2009, alla fine del conflitto.

Testimoni raccontano che il 15 marzo un centinaio tra militari e poliziotti hanno accerchiato la casa di Balendran, impedendo a chiunque di poter entrare o uscire. Poi hanno fatto irruzione e portato via la donna e la ragazza, che si chiama Vithushani. Secondo le forze dell'ordine, l'attivista "dava rifugio a un criminale". A riguardo però non sono state trovate prove.