La signora Obama a Pechino "una figura pessima, ignorando gli abusi contro le donne cinesi"
Reggie Littlejohn, presidente di Women's Rights Without Frontiers, critica la visita della First Lady Americana in Cina: "Come madre di due figlie, avrebbe potuto parlare di aborti forzati e sterilizzazioni dando una mano a centinaia di milioni di donne costrette a subire abusi terribili. Come moglie di un Nobel per la pace, avrebbe potuto fare visita a Liu Xia. Invece ha deciso di godersi il viaggio senza fare nulla".

Washington (AsiaNews) - La First Lady americana Michelle Obama sta concludendo la settimana passata in Cina con sua madre e le sue due figlie, definita dal capo del suo staff Tina Tchen "una vera delizia per tre generazioni di donne Obama". Ma mentre la signora Obama e la sua famiglia si godono il meglio che la Cina ha da offrire, centinaia di milioni di donne soffrono per mano di un regime brutale e totalitario. La Casa Bianca ha chiarito sin dall'inizio che la signora non avrebbe "per nulla" parlato di questioni relative ai diritti umani.

Reggie Littlejohn, presidente di Women's Rights Without Frontiers, dice: "Sono davvero colpita in maniera negativa dal fatto che la signora Obama abbia scelto di ignorare, mentre si trova in Cina, i casi eclatanti di abusi ai diritti umani delle donne di quel Paese. La Obama si è affermata come leader internazionale delle donne. Avrebbe potuto fare molto bene, se avesse deciso di usare la propria posizione per sostenere la causa dei diritti delle donne in una nazione che li viola in maniera ripetuta. Le First Ladies che l'hanno preceduta hanno usato la propria posizione influente per parlare di diritti umani in questo regime totalitario".

Nel 1995 l'allora First Lady Hillary Clinton condannò in modo pubblico gli aborti forzati, le sterilizzazioni forzate e gli aborti selettivi durante la quarta Conferenza delle donne a Pechino. Nel 2008, l'allora First Lady Laura Bush criticò in maniera implicita la Cina scegliendo di visitare un campo di rifugiati birmani sulla strada per la capitale cinese. Inoltre, chiese al governo cinese di sanzionare i generali birmani per le violazioni ai diritti umani compiuti dalla giunta.

Secondo la Littlejohn "come madre di due figlie, la signora Obama avrebbe potuto parlare contro gli aborti forzati imposti dalla Legge sul figlio unico. Come madre di due figlie, avrebbe potuto condannare gli aborti selettivi contro le neonate femmine. Avrebbe potuto esprimere le proprie condoglianze alla famiglia della signora Cao Shunli, nota attivista per i diritti umani morta appena un paio di settimane fa dopo che le sono state negate cure mediche. Come moglie di un Premio Nobel per la pace, avrebbe potuto fare visita a Liu Xia, moglie del Nobel per la pace 2010 Liu Xiaobo oggi in carcere".

Liu Xia è costretta in un regime illegale di arresti domiciliari sin dall'arresto del marito, anche questo illegale, avvenuto nel 2009. Qualche tempo fa è stata ricoverata dopo aver subito un attacco di cuore, ma subito dopo è stata costretta di nuovi ai domiciliari. Secondo un rapporto di Amnesty International del 25 marzo, Liu Xia è stata finalmente visitata dai medici: le sue condizioni non possono migliorare nelle attuali condizioni in cui è costretta a vivere.

Per la Littlejohn "spezza il cuore vedere la signora Obama lasciare la Cina senza aver portato alcun messaggio a favore dei diritti delle donne. Al contrario, essa ha scelto di ignorare l'intensa sofferenza di centinaia di milioni di donne che hanno subito aborti forzati, sterilizzazioni forzate, aborti selettivi e schiavitù sessuale. Ha scelto di ignorare la sofferenza di Liu Xia e della famiglia di Cao Shunli. Queste scelte pongono in serio dubbio le dichiarazioni della signora Obama, che sostiene di essere un campione dei diritti delle donne".