Arcivescovo di Yangon: un censimento “trasparente” è una “grande opportunità” di pace
di Francis Khoo Thwe
Mons. Charles Bo interviene sull’indagine statistica promossa dal governo birmano, la prima in 30 anni. Essa “getta le basi” per una pianificazione del processo “di pace e sviluppo”. Egli invita a preservare i “beni comuni”. Polemiche nelle scorse settimane per la mancata inclusione dei Rohingya fra le etnie riconosciute.

Yangon (AsiaNews) - A dispetto delle "preoccupazioni" manifestate in particolare dalle minoranze etniche e da osservatori stranieri, "accogliamo con favore" un censimento "sincero e trasparente" perché potrà essere "una grande opportunità di pace in questa nazione a lungo sofferente". È quanto afferma l'arcivescovo di Yangon mons. Charles Bo, commentando la prima indagine statistica nazionale voluta dal governo birmano in oltre 30 anni. Per il prelato essa "getta le basi" per una migliore pianificazione del processo "di pace e sviluppo", avviato nel 2011 con l'insediamento del primo governo semi-civile e riformista dopo decenni di regime militare. L'esecutivo e la comunità internazionale hanno lanciato questo "ambizioso progetto", aggiunge il vescovo, con il proposito di garantire "un futuro di pace" per ogni cittadino del Myanmar (nazione composta da oltre 135 etnie diverse), in particolare "i più deboli" e quelli relegati "ai margini". 

Nelle scorse settimane il piano di censimento proposto da Naypyidaw era stato oggetto di critiche, perché esclude la minoranza musulmana Rohingya, stanziata nello Stato occidentale di Rakhine e vittima di persecuzioni, non riconoscendola fra le etnie nell'Unione del Myanmar. Il Dipartimento per la popolazione del ministero dell'Immigrazione ha dichiarato che il gruppo potrà riconoscersi in una generica voce "Altro", specificando poi in modo autonomo con quale "nome o gruppo" intende essere identificato. 

Il cammino del Myanmar verso la pace e la prosperità "è difficile", avverte mons. Charles Bo, per questo il governo e gli osservatori internazionali devono assicurarsi che eventi di grande portata come un censimento si svolgano in un clima di "fiducia". Esso deve infondere "un senso di appartenenza alla nazione", aggiunge il prelato, dove "giustizia e fair play assicurino i diritti delle comunità più deboli. Ogni tentativo che va nella direzione contraria, avverte, sarà fonte di "reciproco sospetto e conflitto" per decenni in futuro. 

L'arcivescovo di Yangon invoca una visione che sia all'insegna "della pace e della prosperità", che siano da guida "in questo momento di verità". Per questo egli si rivolge all'esecutivo, chiedendo "totale trasparenza" in ogni procedura e in ogni passaggio della rilevazione statistica, sotto la supervisione di esperti internazionali.  Il prelato auspica che la commissione chiamata a eseguire il censimento sia composta da uomini e donne di ogni estrazione e cultura. E ammonisce rispetto al tentativo di modificare la demografia naturale di ciascuna area, mischiando fra loro etnie e territori. 

Infine, mons. Charles Bo invita a non snaturare i tre pilastri della coesistenza: indennità, cultura e risorse, elementi "costitutivi" del popolo; preservando al contempo i beni di interesse comune come i corsi d'acqua, le foreste e i terreni. "Questa è una terra di migranti e sfollati - conclude il prelato - sono figli e figlie di questa terra [... per questo] deve essere promosso ogni sforzo perché siano riconosciute le peculiarità di queste persone e perché possano tornare nelle loro terre di origine".