Manila, dubbi e incertezze nel caso del diplomatico italiano fermato per presunta pedofilia
Interpellata da AsiaNews, l’attivista che ha denunciato Daniele Bosio conferma: situazione “strana”, doveroso riferire alla polizia. L’avvocato dell’ambasciatore parla di “terribile equivoco” verso un uomo “terribilmente provato”. Su Facebook una pagina di sostegno con centinaia di adesioni: "accusato ingiustamente”.

Manila (AsiaNews) - Due versioni contrastanti, con la difesa ferma che sostiene l'innocenza e l'accusa che conferma la propria versione dei fatti, perché "qualcosa di strano" è successo. Tuttavia, di accertato finora vi è solo il gesto, forse "superficiale", di un uomo che ha raccolto tre bambini di strada e, senza interpellare i genitori, li ha rifocillati, lavati e offerto loro un paio di giornate di svago - pernottamento compreso - in un parco acquatico. Restano dubbi e incertezze attorno al caso del diplomatico Daniele Bosio, ambasciatore (sospeso) italiano in Turkmenistan, fermato nella notte fra il 5 e il 6 aprile e rinchiuso in un carcere filippino per traffico di esseri umani e abuso, sfruttamento e discriminazione di minori (art. 6 della legge del 1992). Per ora l'uomo resta ancora in carcere, in attesa di uno sviluppo delle indagini e dell'eventuale formalizzazione delle accuse.

La legge filippina - in un'ottica di lotta alla pedofilia e agli abusi su minori - prevede che ogni adulto visto in compagnia di un bambino in pubblico, con cui non ha relazioni di parentela o vincoli legali, e con una differenza di età superiore ai 10 anni, deve essere denunciato alla polizia. Egli è stato segnalato da due attiviste di Bahay Tuluyan Foundation, Ong filippina impegnata proprio nella lotta contro le violenze sui minori e la pedopornografia; sarebbe stato visto in "atteggiamenti sospetti" con tre bambini di nove, 10 e 12 anni. 

In queste ultime ore un gruppo trasversale (e internazionale) di sostenitori e amici del 46enne diplomatico italiano ha creato una pagina su Facebook  per mostrare vicinanza e solidarietà. Secondo quanto scrive il Comitato, che conta già centinaia di membri, egli è "ingiustamente accusato di pedofilia per aver voluto aiutare i bambini, attività che fa benevolmente da più di 15 anni". In molti parlano di "incredibile errore di valutazione", altri aggiungono che Bosio "si è sempre occupato di filantropia e bambini". Altri ancora sono pronti a "difenderlo a spada tratta, perché non è la persona che viene descritta dai media". 

Per la prima volta parla anche il legale dell'ambasciatore, l'avvocato Elisabetta Busuito, secondo cui il fermo è un "terribile equivoco" da "sbrogliare al più presto". La donna è risoluta nel proposito di "riabilitare" il diplomatico, che "ha dedicato la vita al volontariato" e ora sarebbe "visibilmente provato". Il legale preme per un "celere" chiarimento dei fatti da parte della giustizia filippina, che si basa su "accuse fumose". "Fino a prova contraria - ha aggiunto la Busuito - dovrebbe valere la presunzione di innocenza. Invece l'uomo si trova in stato di arresto a Manila senza neppure avere capito il perché". 

Tuttavia, le attiviste di Bahay Tuluyan Foundation confermano la propria versione dei fatti e sono pronte a sostenere, anche in aula, le accuse a carico di Daniele Bosio. Raggiunta da AsiaNews in Australia, dove si trova al momento, Catherine Scerri - assieme alla direttrice della Ong Lily Fiordelis ha denunciato il diplomatico alla polizia - conferma: "Ho riferito alla polizia - dichiara la donna - perché mi sono sentita in dovere di farlo, per senso di responsabilità, la situazione che ho osservato mi è sembrata 'strana'... uno straniero con tre bambini di strada, in una località lontana da casa, non sembrava un 'normale' nucleo". "Non è mio interesse creare problemi - aggiunge - e non immaginavo certo che fosse un ambasciatore, ma lavoro da tempo con i bambini e mi sono sentita in dovere di farlo... vi era un atteggiamento di vicinanza, anche fisica, che era eccessiva con i bambini". Nei prossimi giorni, con molta probabilità il 16 e 30 aprile, dovrebbero tenersi le udienze preliminari per decidere la sorte (giuridica) della vicenda. "Mi sembra incomprensibile - conclude Catherine Scerri, da 11 anni impegnata in un lavoro quotidiano a contatto con i bambini di strada - che questi gesti, questi atteggiamenti siano stati compiuti da una figura pubblica; se anche le sue intenzioni fossero state buone, ci sono molti altri modi per aiutare. Detto questo, non è mia intenzione giudicare, credo di aver fatto solo il mio dovere agendo secondo coscienza".