Primo maggio in Pakistan: cristiani e musulmani in piazza per i diritti dei lavoratori
di Shafique Khokhar
Dure critiche alla proposta del governo di introdurre un salario minimo, che "non basta a contrastare la povertà". I manifestanti propongono un “salario di sussistenza”, basato sul costo reale della vita. Necessario inoltre estendere “garanzie sociali e legali” a lavoratori e lavoratrici domestiche.

Faisalabad (AsiaNews) - Il governo deve calcolare il reale costo della vita oggi in Pakistan e garantire un "salario di sussistenza, piuttosto che un salario minimo" ai lavoratori, permettendo loro di condurre "una vita dignitosa", libera da debiti, vincoli e violenza. È inoltre necessario ratificare le convenzioni Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) per la protezione dei lavoratori domestici (ILO C-177), regolarizzando la loro posizione per "estendere garanzie sociali e legali". È quanto hanno chiesto attivisti cristiani e musulmani, che hanno manifestato di fronte al circolo della stampa di Faisalabad il 30 aprile, vigilia della Festa internazionale del lavoro. Intitolata "Campagna per un salario di sussistenza", l'iniziativa è stata promossa da PHD Foundation, Association of Women for Awareness & Motivation (Awam), Adara Samaji Behbood (Asb) e dal Consiglio interreligioso per la pace e di diritti umani. 

I dimostranti hanno criticato a più riprese la politica del salario minimo annunciata dal governo - un aumento di 10 dollari su base annua - e chiedono una lotta serrata all'inflazione, all'aumento del costo energetico. Essi hanno anche chiesto all'esecutivo di Islamabad di prendere "passi concreti" per la protezione dei diritti dei lavoratori e assicurare un salario di sussistenza per tutti. E' la prima volta che si verifica una manifestazione di questo tipo nel Paese. 

Suneel Malik, direttore di Phd Foundation, sottolinea che "la classe operaia pakistana è una delle meno pagate e abusate del mondo", fatica a uscire "dalla soglia di povertà" nonostante le battaglie sindacali e le lotte dei lavoratori. Nazia Sardar, direttrice di Awam, rivolge un pensiero alle lavoratrici domestiche e alle casalinghe "che devono anch'esse godere d sicurezza e di un reddito di garanzia". Per questo, aggiunge, è necessaria "la ratifica della Convenzione Ilo numero 177". 

Naseem Anthony, attivista pro diritti umani, chiarisce che il salario di sussistenza differisce dal salario minimo fissato dal governo, perché il secondo "non garantisce una qualità di vita dignitosa al lavoratore". Egli afferma che povertà e compensi bassi sono legati in modo stretto "alle disuguaglianze sociali, tra cui carenze a livello sanitario, debiti personali e abitazioni sotto la soglia minima di decenza". Il leader sindacalista musulmano Arif Ayaz punta invece l'attenzione sui mattonifici, molti dei quali lavorano senza registrazione e tutele legali, e auspica al contempo la fine dello sfruttamento della manodopera minorile. Chiude gli interventi il parlamentare musulmano Najma Afzal, secondo cui "il governo è impegnato a proteggere i diritti dei lavoratori e prendere tutte le misure per migliorarne le condizioni" e che presto regolarizzerà quei lavoratori "che non dispongono di una copertura legale, per assicurare la protezione dei loro diritti". 

Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%).