Il gen. Al Sisi promette di "cancellare" i Fratelli musulmani dall'Egitto
Nella sua prima intervista televisiva come candidato presidenziale "non dell'esercito", l'ex capo delle Forze armate promette stabilità e sicurezza, oltre che tolleranza verso le opposizioni. Ma anche i gruppi democratici criticano la sua politica di soffocamento del dissenso.

Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - Abdel Fattah Al-Sisi, ex capo delle Forze armate e favoritissimo candidato alle elezioni presidenziali, ha promesso che se egli sarà eletto, eliminerà dal Paese i Fratelli musulmani.

L'ex generale, che lo scorso luglio ha fatto decadere e mettere in prigione l'ex presidente Mohamed Morsi, leader della Fratellanza, ha anche confessato di essere sfuggito a due tentativi di assassinio.

Le dichiarazioni di Al-Sisi sono state diffuse in un'intervista televisiva, la prima che egli rilascia da candidato "laico" alle presidenziali, vestito in abiti civili e non militari. La prima parte dell'intervista è stata diffusa ieri; la seconda parte sarà diffusa oggi.

L'ex generale nega di aver avuto mire di potere quando ha rovesciato la presidenza Morsi, in seguito a ingenti manifestazioni popolari di quasi 30 milioni di persone che ne chiedevano la caduta. Egli ha detto che "non sono io ad aver sconfitto [la Fratellanza]. Voi, gli egiziani siete quelli che l'hanno sconfitto".

Al-Sisi ha anche aggiunto che durante il suo mandato presidenziale - se eletto - "non ci sarà nulla col nome di Fratelli musulmani". Egli ha anche promesso che le sue priorità saranno la sicurezza e la stabilità e che non accrescerà l'influenza dell'esercito nella società e nella politica, aggiungendo che egli non è il candidato dell'esercito.

Al Sisi gode di un grande sostegno nella popolazione perché è visto come un uomo forte capace di stabilizzare la nazione e l'economia dopo la serie di proteste e violenze politiche seguite alla caduta di Hosni Mubarak.

Ma i gruppi democratici che hanno iniziato la primavera araba in Egitto lo accusano di voler soffocare le libertà democratiche e qualunque dissenso. Il mese scorso un tribunale egiziano ha perfino bandito il movimento giovanile del 6 Aprile, che aveva iniziato le rivolte anti-Mubarak.

Al-Sisi, considerato ormai il sicuro vincitore delle elezioni del 26 maggio, ha detto che se vince, egli sarà tollerante con le critiche e le opposizioni, ma occorre "evitare gli attacchi degli uni contro gli altri".